Dentro ad ogni innocuo pesciolino rosso si nasconde un piccolo piranha: ad evidenziare l’insolita parentela e’ lo studio del Dna, che ha permesso di riscrivere l’intero albero evolutivo dei cosiddetti ‘pesci ostariofisi’, un gruppo di oltre 10.300 specie diverse, che include anche il pesce zebra, l’anguilla elettrica e il pesce gatto gigante del Mekong.
Il risultato e’ pubblicato su Systematic Biology dai ricercatori della Louisiana State University, negli Stati Uniti. Il loro e’ il primo tentativo di ricostruire l’albero della vita degli ostariofisi partendo dallo studio del loro genoma invece che delle caratteristiche anatomiche (come la struttura dello scheletro o del sistema nervoso). Lo studio si e’ concentrato su particolari regioni del Dna (chiamate ‘elementi ultraconservati’) che “sono state scoperte subito dopo il Progetto Genoma Umano”, spiegano i ricercatori.
“Sono strane regioni del genoma che si mantengono pressoche’ identiche nel tempo, e per questo sono piu’ facili da trovare e isolare. Non conosciamo ancora la loro funzione o il loro scopo, ma abbiamo iniziato ad usarle per capire le relazioni profonde nelle parti piu’ complesse e intricate dell’albero della vita“. E’ cosi’ che e’ stato messo un po’ di ordine tra i ‘rami’ che rappresentano le parentele del controverso gruppo dei pesci caraciformi a cui appartengono i famosi piranha. Chiarire i rapporti di parentela tra i pesci ostariofisi servira’ a svelare il segreto del successo di questo grande gruppo, che conta piu’ specie dei mammiferi e degli uccelli e include animali che comunicano attraverso suoni, segnali elettrici e ormonali.
La loro storia evolutiva e’ profondamente legata a quella dell’antico supercontinente Gondwana, di conseguenza i rapporti fra le varie specie potranno aiutare a ricostruire i meccanismi che hanno portato alla separazione di India, Madagascar, Australia, Antartide, Africa e Sud America.