Lo svezzamento consiste nell’introduzione di cibi solidi nell’alimentazione del lattante tra il quarto e sesto mese di età, quando si passa dalla suzione alla deglutizione: questo il tema al centro del nuovo numero di ‘A scuola di Salute’ a cura dell’IBG (Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente) diretto da Alberto G. Ugazio.
Lo svezzamento, o alimentazione complementare, prevede alimenti nuovi nella dieta del lattante e una diversa modalità di assunzione del cibo. L’alimentazione, al seno o per mezzo del biberon, viene integrata dai primi pasti somministrati con il cucchiaino. Una necessità che si presenta entro il sesto mese di vita del piccolo poiché il latte materno è insufficiente a soddisfare le sue richieste fisiologiche di macro e micronutrienti. In particolare per via dell’apporto energetico, di ferro, zinco e vitamine liposolubili come A e D.
Secondo la Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione pediatrica (ESPGHAN) e l’Accademia Americana di Pediatria (AAP) il periodo tra il 4° e il 6° mese di età è il migliore per iniziare l’alimentazione complementare. Questa, appena possibile, si affiancherà all’allattamento al seno fino al compimento del primo anno di età.
All’inizio del sesto mese – spiegano gli esperti – i pasti dovrebbero essere 5 o 6. Lo svezzamento inizierà con la sostituzione di uno di questi con la prima pappa. Dopo circa 1-2 mesi le pappe saranno 2 e i pasti a base di latte 3 o 4. L’apporto maggiore dovrà provenire da carboidrati e grassi (rispettivamente 43% e 40% circa) e solo il 7/8% sarà introdotto sotto forma di proteine.
Andrà incoraggiata anche la sperimentazione con il cibo: 2 o 3 pezzettini morbidi da prendere e portare alla bocca renderanno felice il bambino perché li avrà mangiati da solo. Un altro elemento di novità è rappresentato dalla graduale introduzione degli alimenti: legumi al 7°mese, pesce e uova entro il 9°.