Il BMI, Body Mass Index, l’indice di massa corporea, inciderebbe sul rischio di incorrere in una ricaduta tardiva di tumore al seno, con un pericolo maggiore in caso di sovrappeso e obesità: i ricercatori dell’università degli Studi e dell’Istituto nazionale tumori di Milano, insieme ai colleghi dell’Istituto Jules Bordet di Bruxelles in Belgio, hanno pubblicato uno studio sul tema sullo ‘European Journal of Cancer’.
“Nel follow-up del tumore al seno, oltre alla valutazione delle probabilità di sopravvivenza, c’è la necessità fondamentale di valutare le dinamiche di recidiva per il miglioramento della cura. Sebbene sia stato già descritto l’effetto variabile nel tempo dei recettori per gli ormoni estrogeni (Er), finora nessun fattore ha potuto spiegare il comportamento con picchi multipli per il rischio di recidiva“, spiegano gli esperti. Il lavoro ha indagato per la prima volta “se l’adiposità alla diagnosi, riflessa dal Bmi, sia associato a specifiche dinamiche di recidiva dopo la terapia primaria del cancro“.
Lo studio è stato principalmente finanziato dall’Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro in Italia, e dall’Associazione Amici dell’Istituto Bordet, in Belgio.
Dalle cartelle cliniche è stato recuperato l’indice di massa corporea di 734 pazienti con tumore al seno e coinvolgimento dei linfonodi ascellari, già incluse in un trial clinico randomizzato di fase III che ha confrontato diversi regimi di chemioterapia con un follow-up mediano di oltre 15 anni: è stata stimata l’incidenza cumulativa e sono stati applicati modelli ad hoc per stimare le dinamiche di recidiva metastatica, per tutte le pazienti e nei sottogruppi identificati da stato recettoriale e menopausa.
“Le analisi hanno rivelato che il rischio di recidive ritardate è più marcato nelle pazienti in sovrappeso e obese“: “L’adiposità basale delle pazienti potrebbe influenzare l’uscita dalla dormienza di micro e nano-metastasi già presenti a livello subclinico“. Le pazienti sovrappeso richiederebbero quindi una “particolare attenzione“, dimostrando “una dinamica caratterizzata dall’estensione a medio termine del picco principale di recidiva“. In base ai risultati ottenuti, “si ipotizza che le pazienti obese e sovrappeso con tumori positivi ai recettori per gli estrogeni potrebbero avere beneficio dall’estensione della terapia ormonale standard dopo 5 anni, o possibilmente dall’introduzione di nuovi trattamenti adiuvanti a lungo termine“.