Diabete: focus sulle nuove cure e tecniche terapeutiche

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Più della metà delle persone con diabete tipo 2 in cura con insulina non ha un buon controllo della malattia. “Ciò accade perché il diabete, per sua natura, è una malattia progressiva e impone che nel tempo la terapia venga opportunamente intensificata associando ai farmaci orali dosi adeguate di insulina, quando necessario per mantenere un buon compenso metabolico, fondamentale per prevenire o rallentare le complicanze a lungo termine, come quelle micro e macrovascolari- chiarisce Simona Frontoni, Professoressa di Endocrinologia, Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Università di Roma Tor Vergata- Nella pratica però si assiste spesso ad una ‘inerzia terapeutica’, cioè la ritardata o mancata attuazione di una corretta intensificazione della terapia, con conseguente mancato raggiungimento di un buon controllo del diabete”.

Gli ostacoli all’intensificazione della terapia sono molteplici e sono da ricondurre sia a fattori legati al paziente sia a scelte del medico. Lo dimostrano i risultati della ricerca POC (Perceptions of Control), condotto in Italia su un campione di 100 medici e 250 persone con diabete in trattamento con insulina basale. Lo studio è stato illustrato oggi nel corso della presentazione del nuovo farmaco IDegLira (Xultophy, Novo Nordisk), la prima e unica combinazione in rapporto fisso di insulina degludec e liraglutide, analogo del recettore del GLP-1, in un’unica penna che consente di intensificare la terapia con una sola iniezione sottocutanea al giorno.

“Secondo la ricerca Poc, le barriere alla intensificazione terapeutica più spesso percepite dal medico comprendono le difficoltà del paziente ad affrontare una terapia più complessa a causa di problemi cognitivi legati anche all’età avanzata (64%), la preoccupazione per le ipoglicemie (45%), soprattutto se il paziente ha un lavoro dove una manifestazione di ipoglicemia puo’ essere pericolosa, e la riluttanza dei pazienti a intensificare il trattamento (35%)- spiega Antonio Nicolucci, Direttore Coresearch – Center for outcomes research and clinical epidemiology- D’altro canto una terapia più complicata (44%), il non voler aggiungere ulteriori iniezioni a quelle che già fanno (44%), la preoccupazione per l’insorgenza di episodi di ipoglicemia (19%) e dell’aumento di peso (11%) sono le ragioni che portano il paziente a rifiutare l’intensificazione della terapia”.

Secondo le raccomandazioni delle società scientifiche americane ed europee Ada (American Diabetes Association)/Easd (European Foundation for the Study of Diabetes), quando l’aggiunta di insulina basale ai medicinali orali per il diabete fallisce bisogna procedere con una terapia iniettiva combinata con più farmaci. Tra le possibili strategie di intensificazione, vi è l’aggiunta di una iniezione di insulina ad azione rapida prima del pasto più abbondante o di agonisti recettoriali del GLP-1- spiega Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia presso Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti – Pescara- In entrambi i casi ciò implica per il paziente l’introduzione in terapia di un’ulteriore iniezione e quindi una gestione più complicata della cura. Con la nuova formulazione IDegLira questo non è più necessario”.

Grazie alla recente disponibilità in Italia di IDegLira, una insulina basale potenziata con un agonista recettoriale del GLP-1, in combinazione fissa in un’unica penna, è possibile intensificare la terapia praticando una sola iniezione al giorno, a qualsiasi ora, indipendentemente dai pasti. IDegLira, rimborsabile in classe A dal Servizio Sanitario Nazionale, è indicato per gli adulti con diabete tipo 2 “per migliorare il controllo glicemico in associazione con medicinali ipoglicemizzanti orali quando questi in monoterapia o in associazione con agonisti del recettore del GLP-1 o con insulina basale non permettono un controllo glicemico adeguato”.

Rispetto all’insulina basale, IDegLira si è dimostrata efficace nel trattamento del diabete tipo 2 perché capace di agire tanto sulla glicemia a digiuno quanto sulle escursioni glicemiche successive a tutti i pasti della giornata; è inoltre più sicura dal momento che comporta un minor rischio di ipoglicemia e un minor aumento del peso, ed è conveniente perché non aumenta il numero delle iniezioni e dei farmaci. Questo fattore e’ importante perché spesso la mancata aderenza alla terapia è strettamente connessa alla sua complessità”, conclude Consoli.

A conferma dell’efficacia e della sicurezza di IDegLira vi sono i risultati clinici provenienti dal vasto programma di sperimentazione clinica DUAL™. In particolare, lo studio clinico DUAL™ V di fase 3b ha dimostrato che, rispetto ai pazienti trattati con insulina glargine, le persone con diabete tipo 2 in cura con IDegLira hanno ottenuto maggior riduzione dell’emoglobina glicata (HbA1c 1,8% rispetto a 1,1%; p<0,001), una diminuzione del peso corporeo (calo di 1,4 kg rispetto a un aumento di 1,8 kg, con una differenza complessiva di 3,2 kg; p<0,001) e un tasso di ipoglicemie confermate inferiore del 57% (2,2 rispetto a 5,1 eventi per paziente per anno; p<0,001)1,2.

“È l’ipoglicemia- l’eccessiva riduzione della quantità di zucchero nel sangue- soprattutto quella notturna che si manifesta durante il sonno quando uno è più indifeso, a preoccupare in Italia in media 6 persone con diabete su 10. Per coloro che sono in terapia insulinica rappresenta una vera e propria sfida, tant’è che il 46,5% riporta uno o più episodi in un mese”, riprende Nicolucci. “Questa paura può portare il paziente ad aumentare volontariamente l’assunzione di cibo o modificare la dose di insulina, con il rischio di compromettere ulteriormente il controllo glicemico. Le persone con diabete tipo 2 presentano spesso una problematica di sovrappeso e molte addirittura di obesità e con il trattamento insulinico potrebbe verificarsi un ulteriore incremento legato alla terapia, problema che con IdegLira non si verifica”, conclude Frontoni.

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