Donne & Scienza, Elisabetta Rigliaco: un esempio virtuoso di “rientro dei cervelli” per studiare esopianeti e stelle giovani

MeteoWeb

Elisabetta Rigliaco è un esempio virtuoso di “rientro dei cervelli”, reso possibile nel suo caso grazie ad una borsa INAF/UE pensata proprio per giovani e brillanti scienziati che possano tornare a svolgere la loro attività di eccellenza nel loro paese di nascita. Ricercatrice in Astrofisica, 34enne, nel 2002 Elisabetta lascia il caldo Salento alla volta di Bologna per studiare Astronomia e Cosmologia. Dopo la laurea si sposta a Firenze, dove nel 2011 conclude il suo dottorato dal titolo “Accretion and Ejection properties of young low-mass stars”. Si trasferisce quindi per tre anni negli Stati Uniti, dove lavora come ricercatrice nel Lunar and Planetary Lab de University of Arizona. Successivamente va a lavorare a Zurigo, proseguendo la sua attività di ricerca all’ETH. Nel 2016 vince la fellowship AstroFIt2, cofinanziata da INAF ed Unione Europea, che è una Marie Curie Fellowship la quale le consente di ritornare a fare ricerca in Italia. Da allora è ricercatrice presso l’Osservatorio Astronomico di Padova.

Dopo il dottorato – ci racconta Elisabetta – ho avuto la possibilità di lavorare all’estero come ricercatrice, in collaborazione con un docente dell’università dell’Arizona. Le principali difficoltà che ho incontrato non sono dovute a discriminazioni in quanto donna, ma sono tutti riconducibili alla situazione di precarietà dei ricercatori. Cambiare vita ogni due o tre anni non è semplice. Ricominciare daccapo ogni volta e rimettersi in gioco è stimolante per un verso, ma difficoltoso per altri”.

Nessuna discriminazione in quanto donna, dunque, per Elisabetta che però sottolinea come, salendo ai livelli più alti della ricerca e quindi in un’ottica di avanzamento di carriera, le donne diminuiscano sempre di più. Quasi come se, arrivate ad un certo punto, le ricercatrici siano costrette più degli uomini a fare delle scelte di vita e lavorative, come se ci presentasse loro una sorta di aut aut tra carriera e famiglia. “Attualmente lavoro grazie ad una borsa di tre anni, ma è logico che il mio obiettivo sia quello di trovare una posizione permanente e che mi dia maggior stabilità economica e non solo“.

Tra i suoi successi più grandi la giovane ricercatrice annovera sicuramente il suo ‘avercela fatta’ negli USA. “Il trasferimento in Arizona, la mia permanenza in un posto dove non conoscevo nessuno e il fatto di essere riuscita a farmi valere professionalmente – spiega – sono sicuramente tra le più grandi soddisfazioni avute fino a questo momento, perché ho dimostrato  a tutti, ma soprattutto a me stessa, di potercela fare senza alcun aggancio e solo con le mie forze“.

Condividi