Shopper green, bio vs polietilene

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I sacchi in polietilene sono più green? Sì, secondo un recente studio “Life Cycle Assessment of Grocery Bags” commissionato dalla Agenzia Ambientale danese sull’LCA dei sacchetti per l’asporto merci che addirittura dal punto di vista ambientale sconsiglia gli shopper biodegradabili. In particolare, rispetto al benchmark utilizzato (“tipico sacco in LDPE”), i sacchi biodegradabili risultano comparabili o migliorativi in due indicatori chiave, il potenziale di riscaldamento globale e il consumo di risorse energetiche non rinnovabili, mentre risulterebbero peggiori in altre categorie di impatto.
Non ci sta il comitato scientifico di Assobioplastiche, l’associazione italiana che riunisce produttori e trasformatori di bioplastiche, secondo cui lo studio prende in considerazioni criteri soggettivi e pertanto contesta la validità globale dei risultati. In primo luogo, spiega Assobioplastiche, lo studio stabilisce che i sacchi biodegradabili non entrino negli impianti di compostaggio perché in Danimarca sono eliminati mediante vagliatura. Ma il processo di vagliatura, sottolinea l’associazione, “è tutt’altro che perfetto“.
Due le conseguenze di questa inefficienza: insieme ai sacchi vengono rimosse anche grandi quantità di rifiuto organico che devono essere smaltite (discarica o incenerimento); frammenti dei sacchi finiscono nel compost. Se i sacchi non sono biodegradabili si immette molta plastica nell’ambiente. “Un rischio gravissimo, totalmente trascurato dallo studio danese” commenta Assobioplastiche.
Inoltre, lo studio mette a confronto l’impatto di un sacco di polietilene contro l’impatto di due sacchi biodegradabili con la motivazione che quest’ultimi, sebbene superino il requisito del peso da sostenere (12 kg), avrebbero prestazioni inferiori a quelli in polietilene a causa di una maggiore fragilità.
Si tratta, commenta Assobioplastiche, “di una decisione soggettiva e totalmente arbitraria che ha un grosso impatto sui risultati. Non è un caso che i revisori dello studio abbiano chiesto di fare anche un’analisi suppletiva calcolando l’impatto di un solo sacco biodegradabile. Il risultato di questo approfondimento ha evidenziato performance ambientali del sacco biodegradabile nettamente superiori“.
Secondo l’associazione italiana che riunisce produttori e trasformatori di bioplastiche, “lo studio sembra essere condizionato da un pregiudizio sui sacchi biodegradabili che vengono accusati di essere ‘capaci di degradarsi solo in impianti industriali’, come se questo non fosse vero per tutte le forme di riciclaggio“.
In Europa, ricorda Assobioplastiche, gli imballaggi recuperabili mediante riciclo organico sono regolati sia dal punto di vista legislativo che tecnico. Il Comitato Scientifico di Assobioplastiche, dunque, “ritiene pertanto che i risultati dello studio ‘Life Cycle Assessment of Grocery Bags’ promosso dalla Agenzia Ambientale danese non possono essere considerati in alcun modo di valenza generale e che, anzi, rappresentano una fonte di informazioni in grado di orientare in maniera errata le scelte di Paesi, comunità e organizzazioni in direzione della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare“.

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