Spazio: gli anelli di Saturno più giovani del Pianeta

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I famosi anelli che circondano Saturno non sono stati sempre lì, intorno al sesto pianeta del sistema solare, ma sono “abbastanza recenti e hanno meno di un miliardo di anni”. E’ una delle ultime scoperte che arrivano dai dati raccolti dalla sonda Cassini prima del tuffo finale di settembre scorso che ha chiuso una missione, promossa da Asi, Esa e Nasa, che è stata “un successo assoluto”.

A scandirlo all’Adnkronos è il coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Flamini, che ha partecipato oggi a Roma ad un convegno promosso dall’Asi. “Cassini è stata una missione che ha funzionato come un orologio, un gioiello tecnico, un gioiello di collaborazione internazionale” afferma senza mezzi termini Flamini. “A 27 anni dai primi accordi per la missione, Nasa, Asi e Esa hanno lavorato sottobraccio per il successo di Cassini”, una missione non scontata, che, osserva Flamini, “ha esplorato un sistema complesso, facendo così tanto che è difficile dire quale sia la scoperta più rilevante ottenuta” grazie al lavoro perfetto di questa straordinaria sonda.

Ma forse, aggiunge Flamini cercando fra i tantissimi record realizzati grazie alla missione Cassini, “possiamo ricordare i laghi di metano scoperti su Titano”, un nuovo traguardo della conoscenza raggiunto grazie al lander Huygens, sganciatosi dalla sonda madre per approdare nel 2005 sulla misteriosa luna maggiore di Saturno. Tra i record del grande lavoro fatto da Cassini, Flamini ricorda “la scoperta dell’oceano nascosto sotto i ghiacci di Encelado”, la prova di “acqua liquida” su questa altra ormai famosa luna del pianeta con gli anelli composti di particelle di gas e silicati.

La missione Cassini è stata lanciata il 15 ottobre del 1997 ma il viaggio fino all’orbita di Saturno è stato lungo sette anni, fino al 1° luglio 2004. Da allora in poi la cronaca l’ha più volte citata come una star. Ora che Cassini ha compiuto il suo ultimo tuffo, si guarda in avanti. “Si cercherà di vedere se è possibile fare un’altra missione”che possa, spiega Flamini, “proseguire il lavoro” della sonda, una nuova missione che potrebbe portare “dei droni, questa volta, a sorvolare i mari di idrocarburi di Titano o strumenti più affinati per studiare il mare di Encelado e cercare di scoprire se nasconde forme di vita”.

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