Cellule iperattive e un fattore di crescita fuori controllo: ecco le nuove piste d’indagine per far luce sulla ‘distonia del musicista’. Le ricerche storiche di medici e musicisti hanno diagnosticato in tempi recenti che il grande compositore di musica romantica Robert Schumann fosse affetto da una distonia muscolare che gli aveva colpito il dito medio della mano destra. Oggi la distonia del musicista è una patologia nota, come lo è l’analogo crampo dello scrivano.
Forme cosiddette focali di distonia, ovvero che colpiscono un punto specifico del corpo, un arto utilizzato con particolare intensità dalla persona. Come se la patologia fosse una conseguenza di ‘iperattività’, parola che aiuta a comprendere anche i risultati di un nuovo studio realizzato dai ricercatori della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, coordinati da Antonio Pisani, e pubblicato su ‘Elife’.
Il lavoro, supportato anche da analisi di morfologia cellulare eseguite dall’università degli Studi di Milano, si è concentrato sulla distonia di tipo DYT1, la più diffusa forma genetica della malattia. Una manifestazione che interessa progressivamente tutto il corpo ed esordisce in età molto giovane, riducendo la persona in posizioni sempre più contratte fino alla totale perdita di movimento e all’impossibilità di mantenersi non solo in equilibrio, ma neppure seduti.
La distonia non è un problema muscolare, bensì neurologico, e i ricercatori dell’Irccs Santa Lucia ne sono andati a indagare l’origine analizzando lo striato o nucleo della base, una zona collocata sotto la corteccia del cervello, che gioca un ruolo importante nello sviluppo e nel controllo del movimento.
Lo hanno fatto analizzando modelli animali in laboratorio e hanno constatato che, in presenza di distonia, le cellule dello striato manifestano iperattività. Queste cellule presentano una plasticità sinaptica eccessiva tanto che, nelle diverse fasi di sviluppo dell’organismo, questa appare già in eccesso nei soggetti malati, mentre nei soggetti sani la medesima fase non è neppure ancora iniziata. Non è solo un problema di iperattività, ma anche di ipertrofia delle strutture cellulari. E’ il caso in particolare dei dendriti, prolungamenti delle cellule nervose che fungono da sensori per le cellule ricevendo informazioni dall’ambiente, e che negli organismi in fase di sviluppo affetti da distonia risultano eccessivamente maturi.
“Per cercare di fare luce sulle cause di questo eccesso di sviluppo e iperattività delle cellule nervose dello striato – spiega Antonio Pisani, direttore del Laboratorio di Neurofisiologia e Plasticità dell’Irccs Santa Lucia – ci siamo concentrati sul fattore di crescita Bdnf che influisce fortemente sullo sviluppo di alcuni importanti neurotrasmettitori, tra cui il glutammato. Nel fare questo, abbiamo constatato un picco di presenza di questo fattore di crescita in corrispondenza con il manifestarsi delle alterazioni del sistema nervoso osservate”.
La possibilità di tenere sotto controllo il fattore di crescita mediante farmaci ad hoc è a questo punto la nuova ipotesi di ricerca che suggerisce lo studio appena pubblicato. “Nei casi di distonia generalizzata – sottolinea Pisani – la malattia, sebbene abbia origine genetica e sia ereditaria, o si manifesta entro i primi 15 anni di vita oppure non si sviluppa mai più. Se noi quindi riuscissimo a tenere sotto controllo i fattori scatenanti fino all’adolescenza, dovremmo essere in grado di impedire l’insorgere della patologia per il resto della vita, anche se l’individuo porterà sempre con sé la mutazione genetica”. L’inibizione di un fattore di crescita in età pediatrica rappresenta tuttavia un’ipotesi terapeutica molto delicata. “Bisogna in questo caso puntare a molecole che siano capaci di colpire in modo molto selettivo solo le cellule dello striato, quindi ambire ad una terapia regionalizzata”, conclude.