Gravidanza: l’uso prolungato del paracetamolo è collegato a rischi maggiori di autismo e disturbo da deficit di attenzione/iperattività

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Il paracetamolo è uno dei farmaci più comuni utilizzati per curare dolore o febbre durante la gravidanza ed è considerato sicuro per gli umani. Tuttavia, vanno accumulandosi le prove sulle sue proprietà neurodistruttive: studi precedenti hanno dimostrato che la somministrazione a lungo termine di basse dosi di paracetamolo potrebbe influenzare lo sviluppo del sistema nervoso del feto e che questo effetto è spesso osservato anni dopo l’esposizione, durante l’infanzia.

Ora i ricercatori della facoltà di medicina dell’Hebrew University hanno condotto una meta-analisi per valutare la possibile associazione tra la prolungata esposizione al paracetamolo in gravidanza e il rischio di disturbi dello spettro autistico (ASD) e di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).

autismoQuesta è la prima meta-analisi condotta su queste possibili associazioni. Lo studio ha coinvolto 132.738 coppie mamme-figlio per un periodo di controllo di 3-11 anni. L’analisi ha dimostrato che tale esposizione è associata ad un aumento del 30% del rischio di ADHD e del 20% del rischio di ASD, rispetto a coloro che non assumevano paracetamolo in gravidanza.

Considerate le notevoli limitazioni degli studi esistenti, i ricercatori ritengono che i risultati dovrebbero essere interpretati con cautela, poiché potrebbero provocare ansia ingiustificata tra le donne in dolce attesa. È importante comprendere che dolore e febbre in gravidanza possono avere effetti nocivi sullo sviluppo del feto e che il paracetamolo è ancora considerato un farmaco sicuro da usare in gravidanza. Quindi, se una donna incinta ha febbre e/o dolore, il paracetamolo può essere assunto per un breve periodo di tempo e se febbre e dolore continuano, è meglio consultare il proprio medico per quanto riguarda i trattamenti futuri.

 

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