Nelle prime 24 ore di un’infezione da meningococco – che può dare origine a meningite e setticemia, così come ad artrite, peritonite e molto altro – i pazienti generalmente accusano mal di testa, vomito e torcicollo. Negli ultimi anni, tuttavia, il dolore addominale è stato osservato come un altro segno clinico, ma i medici tendono a non pensare ad una malattia da meningococco, bensì a gastroenteriti o appendiciti, ha spiegato Muhamed-Kheir Taha, direttore del Centro di Referenza Nazionale per il Meningococco (CNRM) dell’Institut Pasteur.
Ma “i ritardi nella diagnosi e nelle cure adeguate per coloro che ne sono colpiti possono essere fatali. Le malattie invasive da meningococco sono letali virtualmente in tutti i casi se non vengono somministrati rapidamente degli antibiotici”, ha continuato Taha, che ha guidato un team di ricercatori nell’analisi di queste forme addominali per valutare la loro frequenza e per diffondere la conoscenza tra i medici di questo nuovo volto della malattia.
Gli scienziati hanno analizzato circa 12.000 ceppi conservati al CNRM tra il 1991 e il 2016 e i quadri clinici dei pazienti affetti. Sono stati isolati 105 casi associati a dolore addominale, gastroenterite o diarrea, ma il numero potrebbe essere più alto poiché è difficile sapere se i bambini hanno dolori allo stomaco, ha spiegato Taha. Che ha aggiunto: “Se ci concentriamo sugli ultimi 2-3 anni e sul ceppo W, che è arrivato in Europa nel 2013-2014 e da allora è cresciuto rapidamente, la percentuale arriva al 10% dei casi”.
In altre parole, l’emergere di questi nuovi ceppi W ha cambiato i quadri clinici e le persone con infezioni da meningococco oggi hanno più probabilità di accusare dolore addominale. È, quindi, necessario prendere in considerazione con la massima urgenza questo sintomo nella diagnosi medica. Dolori addominali, insieme a altri segni come dolore alle gambe, mal di testa e scarso afflusso di sangue alle unghie, dovrebbero essere considerati campanelli d’allarme per la meningite da meningococco.
Con altre analisi più approfondite, i ricercatori hanno scoperto che il ceppo batterico W ha circa cento geni specifici, alcuni dei quali coinvolti nella reazione infiammatoria. Taha ha concluso: “Dobbiamo ricordarci che i batteri infettano i vasi che portano il sangue all’addome e all’apparato digerente. Se questi batteri inducono una reazione infiammatoria più forte nei tessuti, questo potrebbe spiegare i dolori addominali”.
Gli scienziati continueranno la loro ricerca analizzando in maniera più approfondita questi geni per cercare di comprendere il meccanismo di azione di questo ceppo, aprendo la strada a diagnosi più rapide di una malattia che colpisce ancora 135.000 persone in tutto il mondo ogni anno.