HIV: il trattamento precoce è la chiave per evitare l’atrofia cerebrale

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Alla fine del 2016, nel mondo c’erano 36,7 milioni di persone che convivevano con l’HIV e di queste, solo il 53% aveva accesso alle cure. Ora, un nuovo studio sottolinea le conseguenze neurologiche dell’esposizione all’HIV senza terapia antiretrovirale.

È noto che l’infezione da HIV provoca una riduzione del volume e dello spessore corticale in alcune regioni del cervello, ma finora non era chiaro quando questi cambiamenti avessero inizio e quale ruolo svolgesse la terapia antiretrovirale (cART) nel bloccare o rallentare la loro progressione. Per rispondere a queste domande, i ricercatori della McGill University, in collaborazione con i colleghi dell’University of Washington St. Louis e della Yale University, ha analizzato i dati delle risonanze magnetiche di 65 pazienti che erano stati infettati meno di un anno prima, confrontandoli con i dati di 19 partecipanti negativi all’HIV e 16 pazienti infettati da almeno 3 anni.

cervelloI ricercatori hanno scoperto che maggiore era la durata dell’infezione senza cure, maggiore era la perdita di volume e dell’ispessimento corticale in diverse regioni cerebrali. Una volta che veniva avviato il trattamento cART, i cambiamenti di volume di queste regioni si arrestavano e l’ispessimento corticale aumentava leggermente nel lobo frontale e temporale.

Questi risultati rinforzano la necessità di una diagnosi precoce dell’HIV e di una tempestiva prestazione del trattamento cART per evitare danni neurologici. L’infezione da HIV può portare alla perdita di memoria, alla demenza in fasi successive della vita, a problemi di equilibrio e di vista, tra gli altri sintomi. Un controllo precoce e la terapia antiretrovirale possono bloccare questi sintomi prima che si verifichino o fermare la progressione nei pazienti che non hanno ricevuto il trattamento in maniera tempestiva.

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