Tumori, addio bisturi per le metastasi alla colonna: speranze dalla radiochirugia

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In Italia ci sono circa 350 mila nuovi casi di tumore ogni anno e il 40% può sviluppare metastasi ossee. Di questi, 7 pazienti su 10 sviluppano anche lesioni a livello della colonna che richiedono frequentemente interventi chirurgici di stabilizzazione, talora in urgenza, oltreché radioterapia convenzionale per ridurre il dolore e il crollo vertebrale. Ora la Radioterapia oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Vr), sta applicando, prima in Ue, un’innovativa tecnica radiochirurgica che punta a eradicare le metastasi spinali in pazienti oncologici selezionati.

La tecnica è applicata da circa un mese ai primi pazienti e i risultati verranno presentati alla comunità internazionale a settembre, in occasione della Conferenza di radiochirurgia di Monaco di Baviera. “Dopo i risultati più che soddisfacenti che sta ottenendo nella cura delle metastasi al cervello con una tecnica testata come primo centro al mondo, Filippo Alongi direttore della Radioterapia, affronta da pioniere una nuova sfida: la cura fino all’eradicazione totale, superando la finalità palliativa, delle metastasi spinali in pazienti oncologici selezionati attraverso una metodica ed una tecnologia che finora nessuno ha mai utilizzato in Europa”, sottolinea l’ospedale.

La metodologia consiste nell’irradiare, con una o poche sedute ambulatoriali da meno di dieci minuti ciascuna, solo e soltanto la porzione della zona vertebrale interessata dalla malattia tumorale, senza danneggiare il midollo spinale che si trova a pochi millimetri di distanza e quindi senza effetti collaterali per il paziente, nonostante siano usate dosi fino a 4-5 volte superiori a quelle delle sedute di radioterapia tradizionale a scopo sintomatico o palliativo.

Gli elementi che hanno consentito lo sviluppo di questa tecnica di radiochirurgia spinale sono stati messi nero su bianco da Alongi nell’ambito di una collaborazione internazionale che ha portato alla pubblicazione dello studio ‘Spinal metastases: Is stereotactic body radiation therapy supported by evidences?’. “In questo contributo si dimostra che, nel contenimento delle metastasi ossee, la radiochirurgia garantisce risultati promettenti con un tasso di efficacia nel controllare localmente la malattia vertebrale che arriva al 90% dei casi trattati“, spiegano gli esperti.

La tecnica radiochirurgica che punta a eradicare le metastasi spinali in pazienti oncologici selezionati è “un procedimento possibile perché coniuga l’alta specializzazione del medico radio-oncologo all’innovazione di una tecnologia unica, il sistema di radiochirurgia ‘Novalis-Elements Spine Srs’ integrato all’acceleratore lineare TrueBeam che – osserva l’ospedale – ricostruendo un’immagine tridimensionale ultra-dettagliata della metastasi (grazie alla sovrapposizione di Tc, risonanza magnetica e Pet precedentemente effettuate) guida il professionista nel colpire esattamente la sede di malattia, con precisione millimetrica, senza impattare sulle zone sane (a differenza della radioterapia tradizionale)”.

“Grazie alla tecnica pionieristica che abbiamo applicato nell’affrontare le metastasi encefaliche – ricorda Alongi, già professore associato all’Università di Brescia – oggi siamo in grado, grazie a una navigazione assistita, di approcciare anche le metastasi spinali con un atteggiamento inedito: in pazienti opportunamente selezionati puntiamo anche alla cura, fino all’eradicazione locale della malattia e non al solo contenimento dei suoi sintomi, per evitare che il paziente soffra come purtroppo avviene per le inevitabili conseguenze che questo tipo di lesioni comporta nella progressione tumorale”.

Alongi spiega però che “noi agiamo a scopo preventivo su pazienti definiti oligometastatici, ovvero in buone condizioni generali e che abbiano tra i 3 e cinque focolai di malattia al massimo. Abbiamo iniziato ad applicare questa tecnica di radiochirurgia – suggerisce – a una decina di pazienti alla fine di aprile e ci vorranno almeno due mesi, a partire dall’ultima seduta, per potere valutare con esami di controllo gli esiti del trattamento che ci confermino i risultati positivi che contiamo di ottenere”. 

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