Sanità: zero violenze con alpini di scorta a guardia medica, funziona progetto

MeteoWeb

Due alpini di ‘scorta’ ad ogni guardia medica impegnata nel turno di notte come deterrente contro aggressioni e violenze. Ad un mese dal lancio dell’iniziativa ‘Amico alpino accompagnami’, messa a punto dall’Ordine dei medici di Pordenone, in collaborazione con la sezione provinciale dell’Associazione nazionale degli Alpini, “non c’è stata nessuna aggressione ai medici che ora si sentono più sicuri e lavorano con maggiore serenità. Inoltre stanno arrivando richieste da tutta Italia, anche da Sud, per replicare il nostro progetto“. Così all’Adnkronos Salute Guido Lucchini, presidente dell’Ordine dei medici della Provincia di Pordenone, fa il punto sul progetto.
Insulti, violenze fisiche e atti intimidatori ai danni di medici, infermieri e operatori nei pronto soccorso e ospedali pubblici italiani, l’ultimo caso alla vigilia di ferragosto ai danni di un medico di guardia al pronto soccorso di Crotone. Ma ogni anno sono 3 mila le aggressioni, secondo dati della Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere), che si verificano contro medici e personale sanitario. Nel 2017 le aggressioni agli operatori sanitari segnalate all’Ordine dei medici di Pordenone “sono state circa una decina“, ricorda Lucchini.
Il 16 luglio abbiamo avviato il progetto nella sede della Guardia medica di San Vito al Tagliamento – prosegue Lucchini – due alpini dalle 20 di sera alle 8 del mattino ‘sorvegliano’ la struttura e poi accompagnano a fine turno il collega a casa. A settembre saremo operativi su 13 sedi della Guardia medica in Provincia di Pordenone. Per ora sempre in orario notturno ma stiamo riflettendo sulla necessità di rendere operativa la sorveglianza anche in fascia diurna. I colleghi – sottolinea Lucchini – ci chiedono a gran voce di ampliare il progetto e c’è la fila di alpini volontari che vogliono partecipare. Mi sono arrivate richieste di informazioni e di adesione al nostro progetto da 23 Ordini dei Medici di tutta Italia: da Bergamo a Reggio Calabria“.
Sulla possibilità di esportare ‘Amico alpino accompagnami’ in tutte le sedi di Guardia medica italiane il presidente dell’Omceo di Pordenone è ottimista: “Nell’area di Pordenone ci sono circa 72 gruppi di alpini, equivale a 7 mila alpini volontari. Non tutti saranno disponibili o avranno le caratteristiche che servono (età fra 30 e 65 anni, patente di guida e residenza in zona, buona condotta morale e sociale) ma c’è grande disponibilità e voglia di dare una mano. Nel resto del Paese su 106 province almeno in 80 c’è un gruppo alpino, anche al Sud. Quindi – osserva Lucchini – non dovrebbe esserci problema a trovare volontari“.
Il progetto ‘Amico alpino accompagnami’, è stato messo a punto dall’Ordine dei Medici di Pordenone in collaborazione con la sezione provinciale dell’Associazione nazionale degli Alpini, approvata dagli esperti di risk management della Asl 5 di Pordenone e condivisa dal Prefetto, dal Questore e dai Comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Da un’analisi condotta dall’Anaao Assomed su 1.280 operatori sanitari emerge che il 65% circa del campione ha dichiarato di essere stato vittima di una aggressione. Un approfondimento a livello regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni, sia fisiche che verbali, si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Dato ancora più allarmante per i medici che lavorano in pronto soccorso e 118, dove le stesse percentuali salgono all’80,2%.
Il 9 agosto il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro della Salute, Giulia Grillo, sulla sicurezza degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni: aggravamento di pena per gli atti di violenza e minacce nei confronti degli operatori sanitari nell’esercizio della loro attività. E la costituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza di tutto il personale della sanità. Il disegno di legge prevede un’integrazione dell’art. 61 del codice penale che disciplina le circostanze aggravanti nei confronti di chi commette reati con violenza o minacce in danno degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni. Il ddl passa ora all’esame del Parlamento.

Condividi