Gravidanza, attenzione agli antidolorifici: favoriscono la pubertà precoce nelle bambine con serie conseguenze per la salute in età adulta

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Seno, brufoli, ciclo mestruale, crescita pilifera e imprevedibili sbalzi d’umore: ecco i segni della pubertà che, per la maggior parte delle ragazze, inizia intorno ai 10-11 anni d’età. O anche prima, se le madri hanno assunto antidolorifici con paracetamolo durante la gravidanza. Sono questi i risultati del primo studio al mondo che ha analizzato la correlazione tra il consumo di paracetamolo durante la gravidanza e lo sviluppo della pubertà in ragazzi e ragazze. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Aarhus University, in Danimarca, e pubblicato sulla rivista internazionale American Journal of Epidemiology.

Secondo quanto scoperto, più alto era il numero di settimane in cui si assumeva paracetamolo in gravidanza, prima si verificava la pubertà nelle ragazze, ma non nei ragazzi. Lo studio è stato condotto su circa 100.000 donne che hanno fornito informazioni dettagliate sul loro uso di paracetamolo durante la gravidanza. Tra il 2000 e il 2003 da queste madri sono nati 15.822 bambini, che sono stati seguiti dall’età di 7 anni e per tutta la pubertà con questionari, sottoposti ogni 6 mesi, su diversi aspetti del loro sviluppo.

Lo studio ha dimostrato che in media le ragazze entrano nella pubertà tra un mese e mezzo e 3 mesi prima se la madre ha assunto antidolorifici per oltre 12 settimane durante la gravidanza. “Poiché lo sviluppo precoce è stato precedentemente associato ad un maggior rischio di malattie più frequenti e gravi in età adulta, come obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumore al seno e ai testicoli, è importante identificare le cause possibili della pubertà precoce in modo da prevenire questo sviluppo”, ha spiegato Andreas Ernst, autore dello studio.

Nel mondo, il consumo medio di paracetamolo sta aumentando e la ricerca suggerisce che oltre il 50% delle donne in dolce attesa fa uso di antidolorifici contenenti paracetamolo almeno una volta durante la gravidanza. “I nostri risultati non sono di certo il fattore decisivo per cambiare le pratiche attuali, ma la percezione del paracetamolo come “scelta sicura e innocua” dovrebbe essere messa in discussione“, ha concluso Ernst.

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