Il modello Gravina in Puglia: creato museo naturale che integra ricchezza naturalistica, archeologica e beni culturali

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Quello che è accaduto tra la fine di Ottobre ed i primi di Novembre, in Veneto, Friuli e Trentino è un segno gigantesco. Dobbiamo capire che sta cambiando tutto e che dobbiamo adattarci a tutto questo. Le popolazioni di montagna hanno, nei millenni dimostrato sempre di sapersi adattare perché fanno una vita impegnativa e dura. Un evento così però non si era mai visto se non in casi di tragedie provocate dall’uomo come il Vajont e Stava che non attengono a fenomeni naturali.  Ora però credo che per prima cosa bisognerebbe cercare di capire come ristabilire anche il danno psicologico delle popolazioni di questi paesi di montagna e non pensare solo al danno materiale. Bisogna anche chiedersi dove siano finiti molti degli animali e mi domando il perché non sia stata sospesa la caccia. Dare una mano dal punto di vista psicologico perché le persone questa ferita in qualche modo la stanno tenendo coperta e non permettono al sangue di uscire. Prima o poi però questo sangue dovrà uscire altrimenti si rischia un dramma collettivo che si prolunga nel tempo e crea situazioni come quelle del Vajont. Basta andare a visitare ancora oggi quei paesi colpiti da quella tragedia”: lo ha affermato Davide Sapienza giornalista e noto scrittore che da anni racconta la montagna, la cultura ed i valori di quelle genti. Sapienza proprio delle zone colpite duramente dagli eventi dei giorni scorsi. Ora nasce in Italia un cammino nuovo, in grado di far comprendere l’importanza di connettersi con la natura, di sentirsi parte per comprendere i cambiamenti. Ci sono posti che migliaia di anni fa erano diversi da oggi. Ad esempio fiumi che non ci sono più ma hanno scavato la terra. Luoghi unici veri musei in grado di mantenere intatta la memoria del tempo.

Nasce il modello di Gravina in Puglia. Nasce il Cammino dell’Acqua e della Pietra lungo il quale sarà possibile ammirare il letto di un antico fiume, entrare nelle grotte della transumanza, capire i cambiamenti del territorio, ammirare le aree archeologiche i cui reperti di 2500 anni fa, donati all’uomo dalla terra, sono esposti nel bellissimo museo della Fondazione Santomasi. E’ la prova che beni culturali, ambientali e naturalistici non sono slegati.

Trovo straordinario che un comune, in questo caso Gravina in Puglia, si sia impegnato con l’utilizzo diffuso di persone che sono sul posto come le Guide Ambientali Escursionistiche per portare la città  fuori dalla porta. Il Sentiero geopoetico dell’Acqua e della Pietra è proprio la volontà di unire questo aspetto geografico, storico – culturale ad una poetica del territorio  – ha continuato Davide Sapienza, curatore di questo nuovo cammino – perché noi essere umani abbiamo dentro di noi scritto il codice della bellezza e sappiamo capire che attraverso la bellezza si può arrivare a delle cose molto speciali per la nostra vita quotidiana. Questo è il messaggio che stanno dando al mondo da Gravina in Puglia”.

Ecco il modello Gravina: museo naturale che mette in rete beni ambientali, archeologici, letterari.

Perché cammino geopoetico? Perché a Gravina mettiamo in rete natura – archeologia – beni culturali – storia –ambiente. Il tutto per connettere i luoghi ai pensieri alle sensazioni. L’acqua e la pietra sono gli elementi che più rappresentano questa ferita nella terra che è una gravina solcata dall’acqua, nel tempo. Ricchezze che solo adesso vengono apprezzate. Erano luoghi nel passato abbandonati, sono stati recuperati e potranno essere valorizzati da questo nuovo sentiero. Vogliamo far vivere alla gente una connessione importante natura – territorio. Dobbiamo sentirci parte della natura, del territorio. Il sentiero dell’Acqua  e della Pietra è un cammino geopoetico che unisce letture di testi letterari legati alla valorizzazione dell’ambiente a quanto vediamo e viviamo. Cosa sarà possibile vedere lungo il cammino rappresenta un valore importante – ha affermato Ezio Spano, Guida Ambientale Escursionistica AIGAE che è stato uno degli ideatori del progetto – perché ci aiuta a comprendere il come i cambiamenti siano stati sempre legati all’evoluzione geologica di un territorio. Ed ecco che lungo il cammino si potrà essere sul letto di un antico fiume che non c’è più o ancora entrare nella città antica di Sidìn della quale si hanno notizie a partire dall’anno 1.000 a.C.

Il sentiero dell’Acqua e della Pietra inizia entrando nel Parco Naturalistico di Capotenda a Gravina. Ci sono sepolture risalenti al 400 a.C. ma anche l’area dove il Console Romano Silla, eresse il suo accampamento e proprio in questa area c’è anche la sua tomba. Il cammino include anche la collina di Botromagno, si dove si potranno ammirare sepolture a tumulazione e a camera.  Durante il percorso si potrà entrare in numerose grotte risalenti a migliaia di anni fa. Alcune ospitavano la Transumanza. Si potranno notare proprio le aperture realizzate nella roccia dai pastori. Le chiamiamo le porte “svaccate” della Transumanza perché i pastori le modellarono in base alla forma degli animali. All’interno delle grotte si noteranno anche simboli religiosi oppure antiche cucine e forni. Dall’antica città di Sidìn  si ridiscende fino ad arrivare al livello del torrente “Crapo”, attraversando dapprima la zona della “Terra Santa”, luogo delle fosse comuni per la febbre spagnola che decimò letteralmente la popolazione gravinese nel secondo decennio del secolo scorso e poi passando sotto Ponte Santo Stefano (bombardato durante la seconda guerra mondiale). Ci sarà il fascino coinvolgente di entrare nel  Complesso rupestre “Sette Camere”: vero capolavoro dell’architettura rupestre – ha continuato Spano –  una vera e meravigliosa abitazione con 7 ambienti ben distinti e particolarmente interessante per l’ancora evidente sistema di recupero delle acque piovane e di condensazione. In questo caso si tratterebbe di epoca medioevale ma non è escluso che questo sito, una “sorta” di quartiere scavato nella roccia, sia stato utilizzato già nei secoli precedenti. Si tratta di un vero e proprio complesso rupestre costituito da diverse grotte di varie dimensioni disposte su tre distinti livelli, sui quali si  trovano chiari segni di un antico utilizzo degli ambienti, quali gradoni e altri particolari legati alla viabilità. Si ha l’impressione di trovarsi all’interno di un piccolo quartiere scavato nella roccia. Alcuni ambienti, nonostante il trascorrere del tempo, conservano ancora tratti e dettagli originali, come la cisterna scavata nel tufo e usata con tutta probabilità per raccogliere l’acqua piovana dal piano di campagna, con tanto di evidenti condotti anch’essi scavati nella roccia, i giacigli, le nicchie usate per la dispensa e per l’illuminazione”.

Un grande progetto voluto da Comune e Regione Puglia.

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