Sanità, resistenza agli antibiotici: il superbug sarà il primo killer nel 2050

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Senza interventi mirati, nel 2050 la resistenza agli antibiotici sarà la prima causa di morte nel mondo. Parte da questa prospettiva la mobilitazione alla base di ‘Musicare’, progetto multi-societario italiano per il controllo dell’antimicrobico-resistenza e dell’emergenza superbug, al quale hanno aderito a oggi 36 fra società scientifiche e associazioni di cittadini.

L’obiettivo comune è “lavorare a fianco del Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (Pncar) coordinato dal ministero della Salute”.

A conclusione della quarta Settimana mondiale per la consapevolezza sugli antibiotici (World Antibiotic Awareness Week, Waaw), danno notizia della maxi-alleanza Amcli (Associazione microbiologi clinici italiani), Codifo Lombardia (Coordinamento direttori farmacie ospedaliere regione Lombardia), Sim (Società italiana di microbiologia), Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), Simpios (Società italiana multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie), Siti (Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) e Gisio (Gruppo italiano di studio di igiene ospedaliera).

In questo scenario da apocalisse antibiotica, ricordano i promotori di Musicare, “il nostro Paese vanta 3 record negativi rispetto agli altri Paesi dell’Europa/Ocse: il maggior numero di decessi per infezioni causate da batteri antibiotico-resistenti (10 mila all’anno su un totale di 33 mila); oltre 450 anni di vita in Salute perduti per 100 mila abitanti l’anno, rispetto a una media europea di 180; il più elevato costo dell’antibiotico-resistenza (663 mila dollari per 100 mila abitanti/anno, il triplo della media dei Paesi Ocse e pari a una spesa di 400 milioni di dollari all’anno).

Cosa fare? Secondo società e associazioni che hanno aderito a Musicare “occorrono interventi per migliorare l’adesione all’igiene delle mani, interventi per il buon uso degli antibiotici, migliore igiene nelle strutture sanitarie e in comunità, prescrizione ‘ritardata’ in comunità, campagne sui mass-media, test diagnostici rapidi, maggiore adesione alle vaccinazioni. Ognuno di questi interventi può salvare migliaia di vite. Gli interventi sull’igiene delle mani e sul buon uso degli antibiotici – si legge in una nota – permettono addirittura un ritorno di circa 2 euro per ogni euro investito”.

Il doppio. “Questi interventi sono possibili e rapidamente applicabili, come già altre nazioni hanno fatto”, proseguono i promotori del progetto. “Per far ciò – concludono – sono necessarie un’evoluzione culturale e una revisione delle risorse con investimenti di tempo, soldi e persone. Numerose società scientifiche sono da anni impegnate su vari fronti per cercare di contrastare questo drammatico e poco percepito problema”, ma “sarà necessaria una stretta collaborazione di tutte le forze del Paese – Istituzioni, società scientifiche e società civile – per migliorare la Salute dei cittadini italiani e per limitare il forte impatto economico del problema dell’antimicrobico-resistenza”.

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