Ricerca: nelle argille futura arma contro i batteri killer

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A salvarci dalla crisi dei farmaci antibiotici, sempre meno efficaci nei confronti di germi che stanno diventando super-resistenti, potrebbe essere l’argilla. Almeno, per ora, quando bisogna curare gravi infezioni cutanee.

Le proprietà antimicrobiche di alcune argille sono infatti sotto la lente dei ricercatori della Arizona State University, guidati da Lynda Williams. Sedici anni fa – riporta ‘Ifl Science’ – Williams ricevette una email da Line Brunet de Courssou, medico francese residente in Africa con il marito diplomatico, che le descrisse come stesse trattando con successo la popolazione della Costa d’Avorio affetta da lesioni provocate da Mycobacterium ulcerans usando l’argilla verde.

De Courssou non sapeva perché questo metodo stesse funzionando e per questo aveva deciso di inviare email ai ricercatori di tutto il mondo nella speranza di ottenere una spiegazione. Williams decise dunque di testare due tipi di argille verdi francesi, scoprendo che una delle due era veramente un potente killer di batteri, mentre l’altra in realtà ne promuoveva la crescita. E se de Courssou avesse usato l’argilla sbagliata, avrebbe potuto peggiorare le cose in modo significativo.

Questo ha ispirato la scienziata americana nel testare una serie di argille provenienti da tutto il mondo, riportando nel 2013 che le argille blu raccolte da Crater Lake, Oregon, erano le più efficaci che si potessero trovare. All’epoca attribuiva l’efficacia a una combinazione di condizioni per cui l’argilla rendeva l’ambiente di una ferita troppo acida per la proliferazione dei batteri.

In una presentazione all’American Geophysical Union Fall Conference a Washington, Williams ha rivelato i progressi compiuti in altri 5 anni di ricerca: il suo team ha miscelato un’ampia varietà di argille con l’acqua e ha riferito che circa il 10% riusciva a ridurre le popolazioni batteriche in maniera efficace. Un campione si è dimostrato efficace addirittura contro 32 specie diverse, alcune delle quali altamente resistenti agli antibiotici.

L’esperta ha anche scoperto l’importanza del ruolo dell’alluminio e del ferro presenti nell’argilla, che i batteri non riescono a metabolizzare, e come le argille interagiscono con i biofilm che le colonie di batteri usano per proteggersi. Il problema da superare sarà ora creare argille sintetiche, prive di arsenico e piombo, contenute a volte in concentrazioni abbastanza alte da essere pericolose per il paziente, da usare nella pratica quotidiana.

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