Dal food sharing al Km zero, storie italiane di economia circolare

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Carote spezzate che producono energia, lombrichi che “ripuliscono” il letame di cavallo e acqua di allevamento delle carpe per irrigare vegetali: non esiste limite all’innovazione (e alla fantasia) che l’Italia riesce a mettere in campo quando si parla di economia circolare. Qualche esempio? “Aureli secondo me” è una realtà de L’Aquila, che trasforma le carote spezzate e non idonee ai mercati tradizionali in succhi, creme e concentrati di polpa e farine, e tramite la biomassa produce energia verde dai prodotti agricoli non edibili. Il “digestato” dall’impianto di biomassa, dopo la fermentazione degli ortaggi, viene trasformato in fertilizzanti.
A Ferrara c’è “Fresh Guru” che utilizza il calore generato dalle centrali elettriche a biogas per riscaldare due serre da circa 11 ettari per la produzione idroponica di 8.000 tonnellate di pomodori l’anno. La centrale è alimentata con sottoprodotti di origine agricola. Le stesse piante di pomodori diventano carburante. Cascina Santa Brera, a Milano, invece, è un ecosistema interamente sostenibile con strutture in bioedilizia, alimentate da caldaie a biomassa ed energia solare; agricoltura e allevamento lavorano in sinergia: i pollai sono mobili ed i bovini pascolano liberamente garantendo fertilità costante del terreno, disinfestazione naturale ed erba sempre fresca per il nutrimento degli animali.
A Pisa, “Bioexplosion” converte il letame di cavallo in ‘vermicompost’, grazie al ‘lavoro’ dei lombrichi che digeriscono e purificano il rifiuto ‘speciale’ dei 200 animali ospitati dalla Tenuta Isola, centro ippico per l’allenamento di cavalli da trotto.
Infine, “Disco Soupe” a Firenze che organizza eventi musicali durante i quali si cucina cibo donato da ristoranti e aziende della zona, che diversamente sarebbe gettato via. Queste realtà, sono solo alcune tra le 30 che hanno partecipato al concorso “Storie di Economia Circolare”.

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