Epifania, il vero significato di questa festa oltre la Befana: i Re Magi e il grande enigma della stella cometa

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Oltre la Befana, l’Epifania ha significativo nella storia dei celebri Re Magi. Citati dal Vangelo di Matteo e alcuni Vangeli Apocrifi, i tre Magi intrapresero il loro viaggio verso Gerusalemme a causa dell’apparizione di una non meglio precisata ‘stella’; che riapparve a Gerusalemme (dove i Magi avevano avuto un incontro con Erode), guidò i tre Sapienti fino a Betlemme e si fermò sul posto dove si trovava il Bambino Gesù. Il primo ad interpretare la stella dei Magi come un oggetto astronomico fu Origene, un teologo alessandrino, grande studioso dei Vangeli, vissuto nel III secolo; convinto che la Stella dei Magi fosse una brillante cometa.

Ma la tradizione di apporre una cometa nei presepi ebbe inizio con Giotto. Il grande pittore, infatti, era rimasto affascinato dal passaggio della cometa di Halley del 1301 e da un’altra brillantissima cometa apparsa subito dopo, immortalando l’evento nella sua ‘Natività’, uno degli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova (1304). A questo punto potremmo chiederci se non sia proprio uno dei passaggi della cometa di Halley, l’evento astronomico che annunciò la nascita di Gesù Cristo. Sebbene questa eventualità sia molto suggestiva, la risposta è negativa. La cometa di Halley apparve nei cieli terrestri nel 12 a.C. e questo è ben documentato da antiche cronache cinesi e romane. Oltretutto, sempre secondo le antiche cronache cinesi, negli anni che vanno dall’8 al 4 a.C. non apparve nessuna brillante cometa. Del resto, la Stella dei Magi non poteva essere una brillante cometa, né tantomeno una nova o una supernova … insomma, non si trattava di qualcosa di appariscente, dato che non sarebbe di certo sfuggita, in tal caso, all’osservazione di Erode e dei suoi sacerdoti. Vi è poi un’altra ipotesi, molto suggestiva, proposta per la prima volta da Keplero, secondo la quale la stella dei Magi era un modo molto elegante per descrivere un rarissimo evento astronomico: la tripla congiunzione di Giove e Saturno, avvenuta nell’anno 7 a.C. nella costellazione dei Pesci.

RE MAGI 8 ORO INCENSO E MIRRALa teoria della congiunzione planetaria è la più accreditata ma ve ne sono molte altre, tra cui un’ipotesi di cui spesso ci si dimentica quando si cerca di risolvere il mistero legato alla vera natura della Stella dei Magi: quella che non sia mai esistita e che si tratti, semplicemente, di un’invenzione letteraria dell’evangelista Matteo per esaltare, ancora di più, un evento di per sé già straordinario. Ciò potrebbe spiegare perché della ‘Stella dei Magi’ non vi è traccia negli altri vangeli ufficiali di Marco, Luca e Giovanni. I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina. L’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo è mortale, preannuncio della sua passione.

RE MAGI 6Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana. Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

RE MAGI 7Ultima questione da affrontare è quella relativa alle reliquie. Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270: “In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente.” (Il Milione, cap. 30).

Quella di Marco Polo non è ,tuttavia, l’unica testimonianza sul luogo di sepoltura dei Magi. Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgi,o a Milan, o si trova la “cappella dei Magi”, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra (vuoto), risalente al tardo Impero Romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruire dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi. Per questo motivo, con l’approvazione dell’imperatore Costante, avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati alcuni decenni prima da sant’Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa).

RE MAGI 5Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio (come pure gran parte delle mura e degli edifici pubblici di Milano) e si impossessò delle reliquie dei Magi. Nel 1164 l’arcicancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, ne sottrasse i corpi e li trasferì, attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna e Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate in un prezioso reliquiario.

Ai milanesi rimase solo la medaglia fatta, sembra, con parte dell’oro donato dai Magi al Signore, che da allora venne esposta il giorno dell’Epifania in Sant’Eustorgio accanto al sarcofago vuoto. Negli anni successivi Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie, invano. Né Ludovico il Moro nel 1494, né Papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né Papa Pio IV, né Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a far tornare le spoglie in Italia. Solo nel ventesimo secolo, Milano riuscì ad ottenere una parte di quello che le era stato tolto: il 3 gennaio del 1904, infatti, il cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall’Arcivescovo di Colonia Fischer, in Sant’Eustorgio. Furono posti in un’urna di bronzo, accanto all’antico sacello vuoto con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi).

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