I morti italiani stimati durante la Prima guerra mondiale sono 650mila. Si tratta di un dato immediato, arrivato appena dopo la Grande Guerra e da allora nessuno lo aveva mai messo in discussione. Oggi però, un nuovo studio condotto da Alessio Fornasin, professore di Demografia all’Università di Udine, che da qualche anno sta lavorando su nuove fonti, ridimensiona il numero delle vittime stabilendo che potrebbe essere inferiore al previsto di ben 90 mila unità. Ciò che si sapeva fino ad ora è che i morti italiani della Grande Guerra fossero 650 mila, tra cui 100 mila vittime su un totale di 600 mila prigionieri. Il dato sulla mortalità dei prigionieri fu stimato dall’apposita Commissione d’inchiesta nominata appena dopo il conflitto. Ma, comparando i dati raccolti nel 1926 da Corrado Gini con indagini compiute sui ruoli matricolari, Fornasin è giunto invece al dato di 50 mila.
In seguito il docente ha confrontato le cifre ufficiali del numero complessivo di morti con l'”Albo d’oro dei caduti in guerra“, che riporta i nomi di tutti coloro che hanno perso la vita in qualsiasi contesto bellico o che sono risultati “dispersi“. Questa fonte riporta un totale di 529 mila morti o dispersi fino al 31 dicembre 1920, includendo anche tutti i militari che morirono per le conseguenze di ferite, prigionia o malattie, mentre erano ancora sotto le armi. A questi ultimi, secondo lo studioso, andrebbero aggiunte circa 30 mila unità. In totale, dunque, i morti italiani della Prima guerra mondiale sarebbero stati circa 560 mila, di cui il 35% perse la vita per malattia.