E’ in corso la fase finale del recupero di Julen, il bimbo di 2 anni caduto in un pozzo lo scorso 13 gennaio, nelle campagne vicino Malaga, in Spagna.
La situazione, come comprensibile, è molto delicata: non ci sono illusioni, ma si spera fino alla fine, anche se il piccolo non ha dato finora segni di vita.
Nella notte è terminato il lavoro di rafforzamento del tunnel parallelo scavato a fianco del pozzo: il processo di intubamento ha subito una serie di rallentamenti per problemi tecnici, ma adesso una squadra speciale si calerà nella cavità e si dovrà scavare manualmente una galleria orizzontale di 4 metri per arrivare alla zona dove si crede che si trovi Julen. Il team (giunto sul posto lo scorso 15 gennaio) lavorerà nella galleria in condizioni estreme, per la mancanza di spazio, luce e ossigeno.
La prossima potrebbe essere finalmente l’ultima notte che il bambino trascorre nel buio.
Finora nessun contatto vocale è stato stabilito con Julen, caduto in un pozzo di prospezione non segnalato, largo 25 cm e profondo oltre 100 metri, mentre giocava, non lontano dai genitori, in un terreno nella città di Totalan.
Nella cavità sono stati trovati dei capelli e le analisi del DNA hanno confermato che il bimbo si trova nel pozzo.
La vicenda ricorda il caso italiano, del 1981, di Alfredino Rampi a Vermicino, che si era concluso tragicamente.
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