Spagna, gli ultimi aggiornamenti sul bimbo caduto nel pozzo: riprese le operazioni di recupero, grande attesa per la fase finale di salvataggio

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Risolto questa mattina il problema tecnico che ieri ha ritardato le operazioni di recupero del piccolo Julen, intrappolato dal 13 gennaio scorso in un pozzo di prospezione non lontano da Malaga, in Spagna.
Sono in corso i lavori di rinforzo del tunnel verticale – parallelo al pozzo – con tubi di acciaio, per scongiurare il rischio frane e agevolare le operazioni di recupero.
A causa di una differenza di diametro del tunnel dovuta alla composizione del terreno, sono stati rimossi e sostituiti tutti i tubi installati in precedenza.
Non è ancora iniziata quindi la fase finale delle operazioni, cioè la la realizzazione di un tunnel orizzontale di collegamento tra quello verticale e il pozzo stesso, che dovrebbe consentire di raggiungere Julen: quest’ultima fase dovrebbe richiedere un massimo di 24 ore, riporta El Pais.

Resta un’incognita però l’esatta ubicazione del bimbo: per tale motivo, prima del completamento del tunnel orizzontale di collegamento, verrà realizzato un buco di circa 20 cm fino al pozzo per introdurre una videocamera e vedere se il piccolo si trovi o meno a quella profondità.

Yulen bimbo caduto pozzoNei giorni scorsi i soccorsi avevano subito un altro rallentamento, a causa dalla consistenza rocciosa del terreno.
Le autorità avevano spiegato che la trivella usata per creare un corridoio parallelo alla cavità dove è caduto il piccolo aveva colpito un tratto roccioso: i macchinari sono stati bloccati dal suolo troppo duro, a due terzi della discesa.

Finora nessun contatto vocale è stato stabilito con Julen, caduto in un pozzo di prospezione non segnalato, largo 25 cm e profondo oltre 100 metri, mentre giocava, non lontano dai genitori, in un terreno nella città di Totalan.
Nella cavità sono stati trovati dei capelli e le analisi del DNA hanno confermato che il bimbo si trova nel pozzo.

Le autorità evitano di pronunciarsi sulle possibilità che il bambino sia ancora in vita, ma il presidente della Federazione andalusa di speleologia, Jose Antonio Berrocal, ha dichiarato la scorsa settimana alla stampa che ci sono casi di persone sopravvissute per 10 giorni in circostanze simili a quelle di Julen, in uno stato di sonno con ritmo cardiaco rallentato, che necessita di poco ossigeno.
Interrogato da El Pais, il pediatra Ivan Carabaño ha sottolineato che “in circostanze estreme l’organismo umano prova a sopravvivere in modo inimmaginabile“.

La vicenda ricorda il caso italiano, del 1981, di Alfredino Rampi a Vermicino, che si era concluso tragicamente.

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