Asteroidi e cancro, una promettente relazione: dalla roccia spaziale che ha sterminato i dinosauri una possibile terapia contro i tumori

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Circa 66 milioni di anni fa, un asteroide ampio 16km si è schiantato sull’attuale Messico, segnando l’inizio dell’estinzione dei dinosauri. La loro perdita, tuttavia, potrebbe rappresentare un guadagno, se non addirittura un regalo per l’umanità, dal momento che gli scienziati credono che i metalli alieni sull’enorme roccia spaziale possano aiutare a curare il cancro. I ricercatori dell’University of Warwick (Regno Unito) hanno scoperto che l’iridio, un elemento estremamente raro sulla Terra ma trovato spesso in meteoriti e asteroidi, contiene una proprietà unica. E l’asteroide precipitato sulla Terra 66 milioni di anni fa conteneva iridio in abbondanza.

Il raro metallo ha la capacità di penetrare nel nucleo di una cellula tumorale legandosi ad una proteina del sangue nota come albumina. Nello studio, l’iridio era legato all’albumina attraverso uno speciale rivestimento che si illuminava, diventando fosforescente. Una volta che l’iridio si trova all’interno del nucleo, gli scienziati hanno scoperto che possono far esplodere il nucleo con un laser a fibra ottica, che fa sì che la cellula produca ossigeno tossico in grado di uccidere qualsiasi cellula tumorale, restando innocuo per quelle sane.

cura tumori asteroidiLa scoperta potrebbe essere rivoluzionaria nella lotta contro il cancro, secondo il Prof. Peter Sadler, co-autore dello studio. Dello studio, pubblicato su Angewandte Chemie International Edition, ha dichiarato: “È incredibile che questa grande proteina possa penetrare nelle cellule tumorali e rilasciare iridio in grado di ucciderle in maniera selettiva dopo l’attivazione con luce visibile. Se questa tecnologia può essere tradotta in ospedale, potrebbe essere efficace contro i tumori resistenti e ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia”.

La Dott.ssa Cinzia Imberti (University of Warwick), co-autrice dello studio, ha aggiunto: “È affascinante come l’albumina possa rilasciare il nostro agente fotosensibilizzante in modo specifico nel nucleo. Siamo davvero alle primissime fasi, ma non vediamo l’ora di vedere dove possa portare lo sviluppo preclinico di questo nuovo composto”. Il prossimo passo saranno le prove precliniche. Si tratterebbe di un grande avanzamento nella lotta al cancro, considerando che la chemioterapia, oggi il metodo più efficace per curare la malattia, è una cura invasiva, stressante per il corpo e dai grandi effetti collaterali.

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