Cuore ricostruito con pericardio di bue: intervento storico a Roma

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Un intervento di ricostruzione completa dell’atrio del cuore di un paziente di 62 anni, colpito da tumore al polmone, con una protesi biologica di origine bovina. L’operazione è stata portata a termine all’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, da un’équipe coordinata dal direttore dell’Uoc di Chirurgia toracica Erino Angelo Rendina. “E’ la prima volta in Italia per un intervento di questa estensione e molto probabilmente una prima mondiale”, ha affermato Rendina. L’intervento è stato presentato oggi a Roma al S.Andrea con il racconto in prima persone del paziente, Augusto Stefanacci.

“Sto bene e devo ringraziare tutti i medici – ha raccontato l’uomo, accompagnato dalla moglie – Essere ottimisti di natura mi ha aiutato, ma devo tutto ai professionisti che mi sono stati accanto e hanno fatto sì che io sia qui a poterlo raccontare. Oggi se ho un cuore ‘nuovo’ lo devo a loro”, ha aggiunto.

“Avevamo a che fare con un tumore al polmone destro che aveva aggredito e invaso una porzione del cuore, condizione che sembrava rendere impossibile l’asportazione completa del tumore – ha spiegato Rendina – L’équipe ha messo in atto la circolazione extracorporea e, quindi, arrestato il cuore. Il tumore è stato poi rimosso asportando il polmone destro e la parte di cuore invasa dal cancro. Quindi abbiamo ricostruito e sostituito l’atrio sinistro con una membrana biologica (un sottile foglietto di materiale biologico di mezzo millimetro) perfettamente compatibile, che si è integrata con il tessuto del paziente”.

“Viene sfatato il tabù che quando il cuore è infiltrato da un tumore non può essere operato – ha evidenziato Rendina – Certo un’operazione del genere si può fare solo in casi eccezionali come questo. Qui al S.Andrea eseguiamo 1.300 interventi di chirurgia toracica l’anno e vediamo 3.000 pazienti, e per questo abbiamo potuto selezionare questo paziente per questo tipo di operazione. ‘Giovane’ e senza metastasi, era infiltrato solo l’atrio del cuore. Quello che va sottolineato è che la membrana biologica derivata dal bovino non è viva ma fissata. Rimane la struttura fibrosa, ma le cellule non ci sono più e quindi non c’è possibilità di rigetto. Il paziente così non deve prendere anticoagulanti, molto anche utili ma molto pericolosi”.

“Qualche anno fa sarebbe stato impossibile – ha affermato Eugenio Gaudio, rettore dell’Università Sapienza di Roma, presente in conferenza stampa – Le cose importanti non sono mai casuali. La scuola di chirurgia toracica della Sapienza ha un background importante partendo dal professor Stefanini. Ma non basta avere la capacità, ci vuole un sistema organizzato perché la medicina moderna lo richiede. Questo risultato di oggi è l’atto finale di un lavoro enorme che va dall’assistenza alla ricerca”.
Il paziente ha trascorso le prime quattro giornate post-operatorie in Terapia intensiva cardio-toraco-vascolare ed è stato quindi trasferito nel reparto di Chirurgia toracica. A seguito di un decorso post-operatorio completamente regolare, il paziente è stato dimesso lo scorso 1 febbraio.

“In poco tempo a Roma abbiamo avuto tre punte di eccellenza: il piccolo Alex al Bambino Gesù, Sammy Basso al San Camillo e oggi la storia del signor Stefanacci – ha commentato Alessio D’Amato, assessore alla sanità e integrazione socio-sanitaria della Regione Lazio – Successi che segnalano la vitalità del nostro sistema sanitario e l’importanza di investire nel pubblico. Abbiamo vissuto 10 anni duri con una recessione economica, ora dobbiamo tornare ad investire nella sanità”.

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