Indagine sulla farina nostrana: ecco quali sono le marche più adatte agli impasti e le meno contaminate da pesticidi

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La rivista Il Salvagente, edita da Matteo Fago e diretta da Riccardo Quintili, sarà in edicola con il nuovo numero di marzo con un’indagine sulle farine nostrane e la presenza al loro interno di pesticidi e micotossine.

La passione degli italiani per gli sfarinati rimane un dato immutabile negli anni, non a caso se ne producono stabilmente 4 milioni di tonnellate di cui oltre la metà (2,5 milioni) viene impiegata nella produzione del pane, 673mila per la biscotteria e 357mila per l’amatissima pizza“: lo spiega una nota de Il Salvagente. “Anche il mercato domestico riguardante la farina di tipo zero e doppiozero fa registrare circa 230mila tonnellate annue consumate da nord a sud, alle quali vanno sommate anche le semole di grano duro, sempre più gettonate per lavorare la pizza, e i vari preparati per lievitare la margherita in casa.”

Ma qual è l’effettiva qualità delle farine e dei preparati che utilizziamo?

Il Salvagente ha analizzato 13 prodotti, selezionati tra i più acquistati e facilmente reperibili negli scaffali dei supermercati, scegliendo “7 farine di grano tenero, 2 semole di grano duro e 4 preparati per pizza alla ricerca della loro qualità e di sostanze potenzialmente pericolose per l’organismo e la salute umana.

Gli aspetti valutati sono stati molti: la presenza di residui di fitosanitari e micotossine sotto il profilo della sicurezza alimentare, misurazione di ceneri e proteine per tracciare il profilo merceologico, e ancora farinogramma e l’alveogramma per capire le più adatte alla pizza e filth-test (un metodo ufficiale per la determinazione delle impurità solide) per rilevare l’eventuale presenza di corpi estranei.

I pesticidi hanno giocato un ruolo determinante ai fini del voto finale, e in particolare la rilevazione del glifosato: classificato come probabile cancerogeno dalla Iarc, l’International Agency for Research on Cancer, è considerato un interferente endocrino dall’alto indice di rischio.

L’Unione Europea ne ha rinnovato la licenza d’uso in seguito ad un discusso parere dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), ma solo fino al 2021.

E nonostante i limiti di legge sulla farina siano alti (10 ppm), uno studio pilota effettuato dall’Istituto Ramazzini di Bologna ha evidenziato gli “effetti avversi per salute anche a dosi considerate sicure”. E proprio il glifosato è stato trovato in 4 prodotti su 13.

Tra gli altri residui riscontrati non mancano il clormequat, un fitoregolatore sospettato di effetti cancerogeni, e insetticidi e relativi sinergizzanti come il pirimifos metile, il piperonil butossido e la cipermetrina.

E? anche stata analizzata la presenza di 19 micotossine, il cui livello di contaminazione è risultato tuttavia bassissimo in tutti i campioni.”

Dai test effettuati dal Salvagente sulle farine italiane emerge come “tutti i prodotti siano all’altezza dell’utilizzo finale, ovvero dotati di forza per resistere alla lievitazione della pizza e capaci di dare all’impasto una stabilità adeguata.

Passando però all’analisi dei contaminanti, il quadro complessivo appare molto meno rassicurante.

Solo 2 dei 13 campioni analizzati sono risultati totalmente liberi da qualsivoglia tipologia di residuo al proprio interno, mentre i prodotti che conservano tracce dei trattamenti fitosanitari sono ben 11.

Nonostante la concentrazione sia entro i limiti di legge per tutte e 13 le farine portate in laboratorio, impensierisce la presenza contemporanea di più molecole nello stesso campione.

Sono già noti i possibili rischi derivanti dal cosiddetto effetto-cocktail, la sommatoria di diverse sostanze in basse dosi, ed è un aspetto da non sottovalutare.

Tra le marche eccellenti e completamente prive di molecole troviamo “La Molisana – Semola per pizza di grano duro decoticata a pietra” ed “Esselunga – Farina 00 di grano tenero”.

Tra le peggiori: “Carrefour – Semola rimacinata di grano duro” e “Lo conte – Farine magiche manitoba per salati”.”

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