Perestrojca e Glasnost, ovvero ristrutturazione e trasparenza, erano le parole d’ordine delle nuova linea politica sovietica proposta da Michail Gorbaciov, un nuovo corso, lanciato a conclusione del congresso del Partito Comunista, esattamente 30 anni fa. L’introduzione vera e propria delle riforme avvenne poi l’anno successivo, ma è proprio in questa giornata che vennero poste le basi per i grandi cambiamenti che interessarono non solo l’Unione Sovietica, ma tutto il mondo, con l’allentarsi della tensione causata dalla Guerra Fredda. Quest’ultima stava dividendo il mondo già da decenni tenendo in sospeso una guerra vera e propria che sembrava dovesse deflagrare da un momento all’altro.
La Perestrojca non fu altro che un complesso di riforme economiche, unite ad una maggiore trasparenza nella vita pubblica, definita appunto glasnost, introdotte nell’Unione Sovietica da Gorbaciov nell’estate del 1987 allo scopo di ristrutturare l’economia nazionale. I 4 punti cardinali della Perestrojca, ovvero i suoi capisaldi, su cui si sarebbe fondata tutta la successiva polita sovietica furono: la privatizzazione di molti settori economici statali, la libertà di informazione, la riduzione del controllo militare e politico sui Paesi dell’Est (fu proprio in quell’occasione, infatti, che finì l’invasione dell’Afghanistan), e infine vennero avviati dei trattati con gli Usa per il disarmo dei missili. Ovviamente, come ogni riforma importante e invasiva, la Perestrojca era potenzialmente positiva per l’Unione Sovietica, ma sovvertire antichi regimi, nel corso della Storia, non è mai stato semplice. Dunque la nuova politica, sebbene intrisa di “buone intenzioni”, provocò forti tensioni economiche e politiche nella società e conflitti tra repubbliche ed etnie. Fu per questo che Gorbaciov fu costretto a dimettersi nel 1991 e il Partito comunista del quale era segretario si sciolse, portando così al dissolvimento dell’Unione sovietica.