Era decollato appena 6 minuti prima da Addis Abeba il Boeing 737 di Ethiopian Airlines che si è schiantato in Etiopia uccidendo tutte le 157 persone a bordo. Tra loro anche otto italiani, fra cui l’archeologo Sebastiano Tusa, assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia. Il suo decesso è stato confermato dal presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha citato la Farnesina, mentre media locali hanno parlato del possibile coinvolgimento di alcuni bergamaschi, legati a una onlus, diretti a Nairobi per l’assemblea annuale dello Un Environment Programme. La causa del disastro per il momento non è nota; le immagini e i filmati del luogo dello schianto mostrano campi aperti in cui si vede un grande cratere, in cui sono sparsi piccoli rottami e resti.
Ethiopian Airlines, la compagnia di Stato etiope nonché la più grande dell’Africa, ha ricostruito i fatti: il Boeing 737-800MAX è decollato alle 8.38 (le 6.38 italiane) dall’aeroporto internazionale di Addis Abeba, con destinazione Nairobi, e dopo sei minuti ha “perso contatto“. L’arrivo sarebbe stato previsto nella capitale del Kenya alle 10.25 locali, le 8.25 italiane, ma il velivolo è precipitato vicino al villaggio di Tulu Fara, fuori da Bishoftu, una sessantina di chilometri da Addis Abeba.
Alcune ore dopo l’incidente, il vettore ha confermato l’assenza di sopravvissuti, specificando che 149 persone erano passeggeri e otto erano membri dell’equipaggio. Secondo la lista, le persone a bordo avevano 32 diverse nazionalità: oltre agli italiani, 32 kenyoti, 18 canadesi, 9 etiopi, 8 cinesi, 8 statunitensi, 7 francesi, 7 britannici, 6 egiziani, 5 olandesi, 4 persone con passaporti Onu, 4 indiani, poi cittadini di Austria, Svizzera, Russia, Marocco, Spagna, Israele, Belgio, Indonesia, Uganda, Yemen, Sudan, Serbia, Togo, Mozambico, Rwanda, Somalia, Norvegia, Irlanda.
Parlando ai giornalisti nella capitale etiope, il ceo del vettore Tewolde GebreMariam ha fornito l’elenco delle nazionalità, poi ha spiegato che l’aereo, consegnato all’Etiopia il 15 novembre, era arrivato senza problemi da Johannesburg poche ore prima del decollo. Era rimasto per tre ore nello scalo, prima di essere autorizzato a ripartire verso Nairobi perché considerato in regola. Il pilota, ha anche detto GebreMariam, in volo aveva lanciato l’allarme: “Ha detto di aver avuto difficoltà e di voler tornare, ed è stato autorizzato” a rientrare ad Addis Abeba. Intanto, polizia ed esercito sono sul luogo dello schianto, così come membri dell’agenzia dell’aviazione civile etiope.
Tra le vittime dello schianto di un aereo Ethiopian Airlines in Etiopia ci sono anche delegati che erano diretti all’assemblea sull’Ambiente delle Nazioni unite a Nairobi. L’apertura della conferenza Onu è prevista lunedì.
Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di una squadra per indagare sulle cause che hanno provocato il disastro aereo del volo dell’Ethiopian Airlines, precipitato sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba. Secondo quanto annunciato da Washington, verranno inviati quattro investigatori del National Transportation Safety Board e della Federal Aviation Administration per lavorare “insieme alle autorità dell’aviazione civile dell’Etiopia per indagare sulle cause dell’incidente”. L’aereo è decollato alla volta di Nairobi alle 8.38 del mattino e la torre di controllo dell’aeroporto internazionale di Bole ha perso i contatti alle 8.44. I resti dell’aereo si trovano nei pressi della località di Bishoftu, a circa 50 chilometri a sud est dalla capitale etiope.
Due tragici incidenti in meno di cinque mesi. Ed entrambi avvenuti poco dopo il decollo. Quanto basta per alzare il livello di allarme e far finire inevitabilmente sotto accusa l’ultimo gioiello della più grande casa costruttrice statunitense di aeromobili. Il Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlines precipitato con 157 persone a bordo domenica mattina vicino Addis Abeba è lo stesso tipo di aereo di quarta generazione che si è schiantato lo scorso 29 ottobre nel mare di Giava poco dopo il decollo da Giacarta causando la morte di tutti i 189 passeggeri (tra cui l’ex ciclista italiano Andrea Manfredi). Nel valutare le cause di quel disastro (il volo era della Lion Air, la più grande linea area privata indonesiana) i massimi esperti della comunità aeronautica nazionale ed internazionale misero in dubbio la mancanza di informazioni da parte delle compagnie e dei piloti sul nuovo sistema di stallo del velivolo. Emersero domande su un possibile difetto delle sonde che regolano la velocità e sulla durata, considerata dagli esperti troppo limitata, dell’addestramento dei piloti per il nuovo modello. Il 737 Max, dopo aver completato il suo primo volo nel gennaio del 2016, iniziò ad essere consegnato due anni fa e destinato a coprire voli di breve e medio raggio. Molte compagnie (in particolare quelle asiatiche) cominciarono ad ordinare il nuovo aereo, la lista delle richieste aumentò in maniera sensibile e questo mise sotto pressione la Boeing per l’approvazione del progetto, costruzione e distribuzione. Nel 2019 la Boeing 737 Max – che prevede quattro versioni (Max 7, Max 8, Max 200 e Max 9, a seconda del numero di posti disponibili) – ha deciso di aumentare la produzione passando da 52 a 57 unità in un mese. La sua principale caratteristica è l’efficienza del motore (Cfm International, joint venture tra General Electric e Safran) in termini di risparmio energetico: 20% in meno di consumo di carburante rispetto alle versioni precedenti che risalgono agli anni ’90. Per lo schianto avvenuto a Giacarta le autorità indonesiane, in un dettagliato rapporto, puntarono il dito contro la scarsa attenzione alla sicurezza da parte della compagnia aerea Lion Air: durante il viaggio da Denpasar a Giacarta l’aereo stava avendo problemi tecnici ma il pilota decise di proseguire il viaggio verso Giacarta nonostante l’indicatore della velocità manifestasse qualche problema di affidabilità. Il pilota del volo dell’Ethiopian Airlines che domenica si è schiantato sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba ha invece allertato i controllori lamentando alcune ‘difficoltà’ e voleva riportare indietro il velivolo, come ha riferito la compagnia aerea etiope. Il nulla osta come ha aggiunto l’ad della Ethiopian Airlines, Tewolde GebreMariam, gli è stato concesso. Ma è stato troppo tardi. La Boeing ha intenzione di produrre una quinta versione del 737, il Max 10, da lanciare nel 2023.