Il tumore alla mammella è una delle neoplasie più diffuse tra le donne1. Vivere la gioia di una gravidanza dopo la diagnosi e la terapia, comporta dover affrontare anche dubbi e incertezze circa la possibilità di allattare al seno il proprio bimbo. A tal proposito è importante sapere che l’allattamento al seno dopo un tumore mammario non solo è possibile, ma dovrebbe essere promosso da tutti i ginecologi e specialisti.
Il cancro mammario è causato dalla replicazione incontrollata di alcune cellule ghiandolari mammarie, ed è estremamente grave se diagnosticato tardivamente. I fattori di rischio associati all’insorgenza di questa neoplasia sono: familiarità, prima mestruazione sotto i 12 anni, menopausa dopo i 50 anni, non aver mai partorito oppure aver avuto il primo figlio dopo i 30 anni1.
La familiarità, ossia la predisposizione genetica alla patologia, può essere una delle cause dell’insorgenza del tumore alla mammella. Le alterazioni ai geni BRCA1 e BRCA2 sono responsabili del 50% dei casi di forme ereditarie di cancro mammario1.
In Italia le stime riportano che il cancro al seno colpisce nel 41% dei casi le donne fino a 49 anni di età, nel 35% dei casi quelle di età compresa tra 50 e 60 anni, nel 22% dei casi le over 70. Nonostante il tasso di incidenza sia in aumento, quello di mortalità è in diminuzione, grazie alla diffusione dei programmi di screening per la diagnosi precoce e ai progressi ottenuti in campo terapeutico. In Italia la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di un tumore mammario è dell’87%2.
Allattare dopo aver avuto un tumore al seno è possibile: la quantità di latte sarà sufficiente poiché basta anche solo una mammella e non è stato dimostrato un passaggio di cellule tumorali dalla madre al bambino tramite il latte3. Le evidenze scientifiche di cui si dispone finora mostrano che la produzione di latte dal seno operato è inferiore. Tuttavia, ciò non esclude la possibilità di allattamento considerando anche il tipo di chirurgia e di trattamento subiti. Inoltre, è possibile continuare i controlli radiologici durante l’allattamento, ma è importante che la donna adotti alcuni accorgimenti, come il drenaggio della mammella3.
Per una donna che sta vivendo una gravidanza dopo un tumore alla mammella è importante essere seguita da un esperto, soprattutto i primi tempi, per imparare a ottenere un’adeguata stimolazione e lo svuotamento di uno o di entrambi i seni. Utile potrebbe essere far cambiare posizione al bimbo e trovare l’attacco migliore per agevolare l’allattamento3.
Per indagare la propria predisposizione genetica all’eventuale sviluppo di una neoplasia al seno, la donna può sottoporsi a un test di screening genetico. Il test Sorgente BRCA è un test di screening che consente di rilevare le alterazioni ai geni BRCA1 e BRCA2, legate all’insorgenza di tumori alla mammella e di tumori ovarici nel 5-10% dei casi. Per eseguire il test occorre un prelievo ematico, ed è raccomandato soprattutto alle donne con casi di neoplasie al seno in famiglia. Il test Sorgente genetica fornisce risultati utili a intraprendere percorsi di prevenzione mirati.
Per maggiori informazioni: www.brcasorgente.it
Fonti:
- Fondazione Veronesi – www.fondazioneveronesi.it
- AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2018/11/2018_LG_AIOM_Mammella.pdf
- Allattamento al seno dopo neoplasia mammaria: una scelta possibile – F. A. Peccatori, G. Bellettini – http://win.mnlpublimed.com/public/0818A03.pdf