Dalle case sostenibili al riciclaggio della plastica, dalla guida autonoma delle auto all’Hyperloop. Le soluzioni da inserire nella roadmap per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 sono moltissime e dovranno probabilmente essere usate dosandole diversamente per ogni settore economico e per i diversi Paesi.
I tecnici che si sono visti a Milano all’incontro voluto dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, coordinato dall’economista statunitense Jeffrey Sachs, hanno messo sul tavolo le tecnologie oggi a disposizione e cercato di capire quali possono essere migliorate e come. Il loro lavoro, gia’ confluito in linee guida, sara’ formalizzato in un rapporto che sara’ presentato a settembre al Palazzo di Vetro, ai capi di Stato e di governo che si riuniranno per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e al Cop25 che si terra’ a novembre in Cile.
Nel dettaglio sul lato energetico lo scenario dipinto dal gruppo di lavoro specifico (a cui hanno dato un grosso contributo gli ingegneri della Lut, l’equivalente finlandese del Mit di Boston) e’ quello di un mondo che entro 30 anni dovra’ approvvigionarsi quasi esclusivamente da fonti rinnovabili e in particolare per almeno i due terzi dall’eolico, che ha meno limiti del solare e puo’ garantire alte produzioni energetiche in quasi tutte le latitudini.
COMBUSTIBILI SINTETICI EFFICIENTI E NON INQUINANTI, BATTERIE DI NUOVA GENERAZIONE Secondo i tecnici arrivati a Milano – e per primo Jeffrey Sachs, che guida l’Earth Institute alla Columbia University – l’altro passo fondamentale e’ lo sviluppo in tempi brevi di combustibili sintetici efficienti e non inquinanti, cosi’ come l’investimento in sistemi di “storage” energetico molto piu’ performanti di quelli attuali. Si parla soprattutto di batterie di nuova generazione che devono avere un impatto sul mondo dei trasporti ma potranno anche essere inseriti nei Paesi a economia meno avanzata, dove far arrivare energia anche nei luoghi che difficilmente nei prossimi anni potranno contare su reti elettriche moderne ed efficienti. Africa per prima. Perche’ la capacita’ delle batterie acquisti un peso significativo sullo scenario energetico globale si parla di investimenti di miliardi di dollari in ricerca e sviluppo.
Lo storage energetico e termico e’ una soluzione da inserire anche nei piani urbanistici dei prossimi decenni attraverso, ad esempio, la costruzione di serbatoi di acqua sotterranei in grado di mantenere temperatura e distribuire energia a interi quartieri come gia’ avviene in Olanda, alle Hawaii e presto in alcuni progetti pensati vicino Milano.
HYPERLOOP, AUTO A GUIDA AUTONOMA, PLATOONING I trasporti avranno bisogno di un cambio di passo epocale come ha raccontato ad Agi a margine dei panel uno dei coordinatori del gruppo di lavoro, l’ex Ad di Ferrovie Renato Mazzoncini, oggi al Politecnico di Milano. La totalita’ o quasi dei veicoli che circoleranno nel mondo nel 2050 dovranno essere elettrici o alimentati a combustibili sintetici non inquinanti, su cui pero’ c’e’ molta strada da fare nel campo della ricerca.
Le emissioni inquinanti derivanti dall’aviazione sono invece piu’ problematiche e l’idea di rendere elettrici anche i motori degli aerei appare qui meno realizzabile di quella di sviluppare altri mezzi di trasporto per le lunghe distanze, come ad esempio l’Hyperloop (il tunnel in cui far viaggiare treni oltre i mille km orari che non ha ancora visto la luce ma del quale la progettazione e’ in stadio molto avanzato). O ancora l’intervento dei computer al volante, sia in termini di auto a guida autonoma sia in termini di pianificazione degli spostamenti attraverso sistemi come il “platooning”. Si tratta cioe’ di computerizzare i trasporti mettendo in rete i veicoli in modo da non creare piu’ code e risparmiare carburante ed emissioni nelle prestazioni di guida.
NUOVE CITTA’, LONTANE DAL ‘MODELLO DUBAI’ Anche l’edilizia e l’architettura dovranno cambiare radicalmente prospettiva. “Gli edifici devono essere considerati come elementi del sistema energetico globale, non come elementi separati”, ha spiegato Victoria Burrows del World Green Buildings Council di Londra. Qui la strategia viaggia su almeno due direttrici: per prima cosa rendere meno inquinanti i palazzi, ristrutturando quelli esistenti e pensando in modo diverso quelli nuovi in modo che siano il piu’ possibile autonomi a livello energetico e a emissioni zero. In secondo luogo mettere in rete gli edifici in modo che possano distribuire l’energia che producono in piu’. Questo significa immaginare citta’ diverse, i cui piani regolatori per il futuro dovranno imporre regole piu’ stringenti sulle emissioni. “Bisogna superare quello chiamo il ‘modello Dubai'”, ha osservato il professor Stefano Della Torre, del Politecnico di Milano: “I progetti per realizzare i quali si importano, dall’altra parte del mondo, gran parte dei materiali invece di usare quelli locali; e le facciate di vetro di quel tipo trasformano i palazzi in serre che, per essere vivibili, hanno bisogno di consumi energetici immensi”.