Salute, migrazione medica in Italia: quasi un milione e mezzo di persone l’anno in viaggio per curarsi

Troppi i malati costretti a spostarsi per sottoporsi a cure mediche: "È moralmente inaccettabile che al dolore debbano aggiungersi anche gravi disagi pratici, economici e organizzativi"
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Una piccola migrazione medica, quella che vede spostarsi ogni anno quasi un milione e mezzo di persone e attraversare l’Italia, accompagnati dai parenti, per sottoporsi a cure mediche e chirurgiche.

A renderlo noto, in occasione della campagna sms solidale, è l’associazione CasAmica onlus che da oltre 30 anni accoglie e assiste i “pendolari della Salute”, ovvero i malati costretti a spostarsi in città diverse dalla propria per sottoporsi a cure mediche e i loro familiari accompagnatori. Complessivamente gli italiani che ogni anno si mettono in viaggio per raggiungere strutture ospedaliere in città diverse dalla propria sono quasi un milione e mezzo.

Tante persone, circa 400 mila, che, a causa di fragilità economiche, oltre alle preoccupazioni per la propria Salute devono affrontare le difficoltà logistiche di una sistemazione per sé e per la propria famiglia e che spesso finiscono per essere costrette a dormire in macchina fuori dagli ospedali, tra mille disagi.

“È moralmente inaccettabile che al dolore di una malattia debbano aggiungersi anche gravi disagi pratici, economici e organizzativi”, spiega la presidente di CasAmica onlus Lucia Cagnacci Vedani. “Nel 2018, grazie alle nostre strutture di accoglienza e al prezioso supporto di 120 volontari siamo riusciti ad accogliere e ad assistere quasi 7 mila persone – aggiunge – ma per ampliare e rafforzare questa forma di assistenza c’è bisogno dell’aiuto di tutti”.

Una scelta all’insegna dell’accoglienza quella di  CasAmica che mette a disposizione sei strutture di accoglienza distribuite tra Milano, Roma e Lecco per un totale di circa 200 posti letto. Tra queste c’è la Casa dei Bambini di Milano, pensata per far sentire a proprio agio i piccoli ospiti e per permettere loro di condurre il più possibile una vita normale insieme ai familiari, nonostante la lontananza da casa e la malattia. La scelta di studiare un’accoglienza speciale per bambini e adolescenti è legata al fatto che ben il 10% dei malati che arrivano a Milano per curarsi ha un’età inferiore ai 18 anni.

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