Tragedia di Rigopiano, chiusa l’inchiesta: c’è stato un grosso tentativo di depistaggio da parte della Prefettura

Chiusa l'inchiesta bis sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola: imputati accusati di depistaggio e frode processuale
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Chiusa l’inchiesta bis sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), che conta sette indagati, ai quali la Procura di Pescara contesta i reati di depistaggio e frode processuale. In queste ore i carabinieri forestali, diretti dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi, stanno ultimando le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini. Rischiano di finire a processo l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Uno degli elementi di novità, rispetto agli avvisi di garanzia, è che a Ida De Cesaris viene contestato anche il reato falso ideologico in atto pubblico.

LaPresse/Mario Sabatini

De Cesaris, si legge nel dispositivo “con piu’ azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso” avrebbe “compiuto false attestazioni nelle relazioni a sua firma indirizzate al Prefetto e trasmesse alla Squadra Mobilie di Pescara, delegata per le indagini relative ai reati di disastro colposo e omicidio plurimo colposo conseguenti al crollo dell’Hotel Rigopiano“. In particolare “nella relazione avente ad oggetto ‘Sala Operativa Provinciale di Protezione Civile: attivita’ svolta il 18 gennaio 2017‘”, la dirigente avrebbe attestato falsamente che “la Sala Operativa Provinciale di Protezione Civile era stata attivata dalla mattina del 16 gennaio 2017“, nonche’, nella medesima relazione, dopo avere fatto presente “che si e’ preso atto della e-mail pervenuta in Sala Operativa, indirizzata al Prefetto, al Presidente della Provincia, alla Polizia provinciale e al sindaco di Farindola, con la quale gli ospiti dell’Hotel Rigopiano chiedevano interventi per la pulizia della strada affinche’ fossero messi in grado di lasciare l’albergo“, avrebbe attestato falsamente che “in proposito l’attivazione della Sala Operativa, a tal fine, e’ stata immediata sebbene molto complessa, ma in quest’ambito si sono adoperati i responsabili della funzione 6 viabilita’“.

LaPresse/Mario Sabatini

Avrebbe inoltre affermato di ricordare con precisione la comunicazione dello “spostamento della turbina diretta verso Villa Celiera per il salvataggio di due anziani intossicati da monossido e inidirizzata, poi, verso Rigopiano“. Sempre secondo l’accusa, inoltre, nella relazione avente ad oggetto “Piano Provinciale di Protezione Civile”, datata 30 gennaio 2017, il funzionario avrebbe attestato falsamente che, nel corso del triennio 2012-2015 di svolgimento delle funzioni di dirigente dell’area V Protezione Civile “non era vigente un Piano Provinciale di Protezione Civile ne’ risulta dagli atti d’ufficio che sia stato adottato da quella data ad oggi“. Dall’avviso di conclusione delle indagini, atto prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio, gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o per presentare memorie difensive.

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