La partecipazione alla 53 esima edizione del Vinitaly conferma un primato: la Sicilia è la regione più vitata d’Italia con 97.063 ettari, seguita dal Veneto con 94.291 ettari e dalla Puglia con 88.417 ettari. Le cifre sono aggiornate al luglio scorso. Dei 97.063 ettari che compongono il Vigneto Sicilia, 73.601 sono rivendicabili come vigneti a “Denominazione d’origine” (Do) o a “Indicazione geografica” (Ig), ovvero con produzioni che seguono specifici disciplinari orientati verso la qualità, mentre i rimanenti 23.462 ettari sono classificati come produzione di vino varietale e generico (vino da tavola). L’orientamento del Governo Musumeci è di ridurre al minimo la superficie a “vino da tavola” migliorando pertanto la qualità per incrementare la competitività sui mercati dei prodotti siciliani.
Il territorio siciliano, inoltre, è costituito da ben 24 denominazioni d’origine controllate (Doc regionali) e una sola denominazione d’origine controllata e garantita (Docg, Cerasuolo di Vittoria). Sono questi i numeri illustrati nel corso dell’inaugurazione dello stand Sicilia al Vinitaly. Tra le performance del vino siciliano in questo 2019 non possono sfuggire i dati relativi all’imbottigliato di alcune Denominazioni. In particolare la Doc Sicilia, presieduta da Antonio Rallo, che oggi conta 388 aziende e piu’ di 7mila viticoltori, che nel 2018 ha registrato una crescita del 173 per cento rispetto all’anno precedente, con 80,5 milioni di bottiglie contro i 29 milioni del 2017 e un trend dei primi mesi del 2019 che si proietta verso i 100 milioni entro la fine dell’anno.
Trend di crescita del 5,4 per cento pure per la Doc Etna con 3,6 milioni di bottiglie nel 2018 contro i 3,4 dell’anno precedente. Si registra altresi’ una flessione per l’Igt “Terre Siciliane” che nel 2018 registra circa 127 milioni di pezzi confezionati (bottiglie e confezioni alternative) contro i circa 172 milioni del 2017; tale dato induce a ritenere che il vino siciliano si sta spostando verso la denominazione d’origine (Do). I dati sono stati forniti dall’Istituto regionale vino e olio (Irvo), dal dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana e dal Consorzio Doc Sicilia.