Epatiti ed Hiv, la diagnosi continua ad arrivare tardi in Ue

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Epatiti ed Hiv continuano a colpire moltissime persone in Europa, rimanendo nascoste e dimenticate per anni, visto che molti scoprono di essere malati quando l’infezione e’ in stato avanzato. Basti pensare che ogni secondo una persona sieropositiva riceve la diagnosi quando e’ tardi, e lo stesso accade ad una larga parte dei 9 milioni di europei con epatite B o C.

Fare il test e’ dunque fondamentale, soprattutto per chi e’ a rischio di infezione, come ricorda il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) in occasione della Settimana europea degli esami, che si celebra dal 17 al 24 maggio.

“Gli esami sono il punto di inizio per le cure e terapie. Un trattamento efficace per l’Viv o l’epatite puo’ eliminare o sopprimere i virus – spiega Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc – Cio’ significa migliorare la salute di chi e’ risultato positivo, e prevenire ulteriori infezioni”. Quest’anno la European Testing Week ha come obiettivo quello di aumentare i test nelle carceri. I detenuti infatti sono piu’ colpiti da malattie infettive, come Hiv, epatiti, tubercolosi e malattie a trasmissione sessuale.

Tra chi risulta positivo al test diagnostico in prigione, ben il 53% non sapeva di avere l’epatite B, il 12% l’epatite C e il 3% l’Hiv. L’Ecdc raccomanda di integrare i test per i tre virus (Hiv, epatite B e C), visto che hanno modi di trasmissione comuni e spesso le infezioni si sovrappongono nelle fasce piu’ a rischio, e in particolare di promuovere attivamente nelle carceri l’offerta di questi esami al momento dell’entrata e durante la detenzione.

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