20 Luglio 1969, Sbarco sulla Luna: l’Apollo 11 “il più grande progetto non militare della storia della civiltà umana”

L'Apollo 11 "un'impresa enorme: 10 volte lo sforzo compiuto per costruire il Canale di Panama, 3 volte più grande rispetto al Manhattan Project"
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Tra l’agosto 1958 e il luglio 1969, Stati Uniti ed Unione Sovietica eseguirono ben 73 missioni lunari di cui 41 fallirono: la missione Apollo 11 fu la prima a tagliare il traguardo: il lancio avvenne il 16 luglio 1969 dal Centro di Cape Canaveral, l’allunaggio il 20 luglio alle 22:56 (ora di Houston, ore 02:56 UTC del 21 luglio) e il ritorno sulla Terra il 24 luglio. Fu il razzo Saturn V – 3000 tonnellate, alto 110,6 metri, con un diametro di 10,1 metri – a lanciare verso la Luna 45 tonnellate, il peso totale dei moduli di comando e di servizio dell’Apollo. La navicella percorse 393.309 km per arrivare alla Luna.
Il Modulo di Comando e di Servizio (CSM, Command and Service Module) Apollo – a bordo del quale viaggiavano Neil A. Armstrong, Edwin E. Aldrin e Michael Collins – era costituito dal Modulo di Comando (Command Module, CM) “Columbia” che pesava 6,5 tonnellate: lo spazio pressurizzato all’interno del quale i 3 astronauti vissero durante la loro missione era di appena 6,5 metri quadri.
Nel Modulo di Servizio (Service Module, SM) vi erano tutti gli equipaggiamenti necessari alla sopravvivenza degli astronauti, tra cui il motore di propulsione principale, le fonti di energia, acqua e ossigeno. Lo stemma della missione Apollo 11 era l’aquila reale, simbolo degli Stati Uniti.

Il Modulo Lunare (Lunar Module, LM) “Eagle” fu utilizzato da Armstrong e Aldrin per scendere, soggiornare sulla Luna, tornare in orbita e poi, nel Modulo di Comando e Servizio, raggiungere l’astronave Apollo 11. Per rendere l’idea, la capsula “Eagle” era comandata da un computer di 30 kg con un processore di 2,5 MHz, l’equivalente di una calcolatrice tascabile odierna.
La permanenza nell’atmosfera lunare durò 21 ore e 36 minuti mentre l’uscita extraveicolare 2 ore e 31 minuti.

Dal sito dell’allunaggio, il Mare della Serenità, Armstrong e Aldrin percorsero un km mentre nel frattempo Michael Collins, il pilota del Modulo di Comando e di Servizio, rimase in orbita: i 2 astronauti raccolsero 21,7 kg di rocce lunari successivamente esaminate da 150 scienziati.

L’allunaggio e i passi di Armstrong e Aldrin furono trasmessi in Mondovisione, seguiti in diretta da almeno 600 milioni di telespettatori, circa il 20% della popolazione mondiale.

Lo Sbarco sulla Luna, un successo raggiunto grazie a centinaia di migliaia di persone

Lightroom Photos/NASA

E’ stato il giornalista statunitense Charles Fishman, nel suo ultimo libro “One Giant Leap” a raccontare lati e volti sconosciuti del programma Apollo: si pensi ad esempio a coloro che hanno progettato, creato e testato la navicella e tutto l’equipaggiamento degli astronauti. “E’ stata un’impresa enorme: 10 volte lo sforzo compiuto per costruire il Canale di Panama, tre volte più grande rispetto alle proporzioni del Manhattan Project. Apollo è stato il più grande progetto non militare della storia della civiltà umana“, secondo il giornalista.
Nel 1961, quando il presidente John F. Kennedy annunciò l’obiettivo lunare, sembrava, soprattutto a livello tecnologico, una missione impossibile: gli Stati Uniti all’epoca non avevano un mezzo in grado di raggiungere la Luna, non avevano un vettore, non avevano un computer piccolo e potente per la navigazione e nemmeno il cibo da portare nello Spazio.
I computer dell’epoca erano molto ingombranti, non molto veloci né affidabili: per la missione Apollo furono impiegate sarte che invece di cucire fili intrecciarono uno ad uno tutti i cavi, realizzando al termine di 8 settimane di lavoro la memoria di 73 kilobytes, da utilizzare per un singolo volo.
I paracadute destinati agli astronauti della missione furono realizzati da una fabbrica ad alta tecnologia e poi piegati a mano: in tutti gli Stati Uniti solo 3 persone erano certificate dalla NASA per fabbricarli e impacchettarli per la missione.
Per quel che riguarda le tute spaziali, la realizzazione su affidata a Playtex, in particolare a Sonny Reihm e colleghi: al termine della missione hanno raccontato di essere stati “molto in ansia” quando osservavano gli astronauti camminare sulla Luna, con la continua paura che il tessuto non reggesse.
Altro problema da risolvere: la polvere lunare, che si temeva avrebbe contaminato la tuta degli astronauti e magari provocato un’esplosione a bordo della navicella una volta a contatto con l’ossigeno. Aldrin e Armstrong fecero quindi un esperimento: sul coperchio del motore di risalita – collocato a metà del modulo lunare – depositarono un sacchetto contenente polvere lunare e poi lentamente pressurizzarono la cabina per essere certi che non prendesse fuoco. Fu così che i due astronauti scoprirono che la polvere di luna ha un odore simile a quello della cenere del camino.
Per la celebrazione della missione, Jack Kinzler, che lavorava nell’equipaggio del centro di Houston, propose due soluzioni: una targa commemorativa legata alla gamba del modulo lunare e una bandiera da piantare sulla superficie lunare. Per essere sicuri che la bandiera avrebbe sventolato in assenza di atmosfera, Kinzler suggerì una tecnica utilizzata dalla madre per cucire le tende e farle scendere perfettamente.
Le foto della bandiera USA sono diventate iconiche e rappresentative della missione e di quelle successive.

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