Eliana Frontini, l’insegnante novarese che dopo la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega aveva pubblicato un commento degno dei migliori haters, è stata riammessa a scuola.
Uno in meno e chiaramente con uno sguardo poco intelligente. Non ne sentiremo la mancanza“
aveva scritto su Facebook la docente, che si era affrettata a chiedere scusa per non aver riflettuto prima di pubblicare, e che dopo un mese ha fatto marcia indietro dicendo:
Non sono stata io, ma mio marito“.
Marito che, presumibilmente, non ha un impiego statale a rischio come quello della moglie.
Le conclusioni, le deduzioni, possono essere molte, ma una fra tutte spicca sulle altre: la proprietà intellettuale di un profilo social è a carico del titolare del profilo stesso, e anche volendo credere alla nuova e ben ponderata versione della coppia, la domanda è: si può accettare di buon grado che un nucleo famigliare palesemente avverso allo Stato, impersonato in questo caso dal carabiniere assassinato, nel quale si riescono a formulare pensieri barbari come “Uno in meno e chiaramente con uno sguardo poco intelligente. Non ne sentiremo la mancanza”, venga ‘stipendiato’ da quello stesso Stato?
L’opinione pubblica si è schierata da una parte e la legge dall’altra. Chi è più carente tra le due? Chi sbaglia? Ai posteri l’ardua sentenza, ma intanto la moglie del giovane carabiniere piange e i suoi haters se la ridono allegramente. E da questo punto di vista risultano quanto mai opportune le parole del segretario generale del sindacati di polizia, Stefano Paoloni, che si dice
perplesso per la decisione della commissione disciplina che ha permesso all’insegnante novarese Eliana Frontini il rientro a scuola dopo le orribili frasi apparse a suo nome sui social network. Il ruolo di una insegnante è quello di educare i giovani attraverso lo strumento dell’esempio. Non entro nel merito delle giustificazioni che, più che tali, paiono vere e proprie strategie difensive. Attendiamo che la verità sia accertata in sede penale”.