“Serve un lavoro di squadra tra medici, farmacisti, infermieri per migliorare l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti diabetici”, oggi bassa, secondo i dati emersi dalla campagna ‘DiaDay’, promossa da Federfarma. Lo spiega Amodio Botta, consigliere dell’Associazione medici diabetologi (Amd) che ha commentato, oggi a Roma, i numeri emersi dall’iniziativa di Federfarma ha indicato una scarsa aderenza alle terapie dal parte del 63% dei diabetici, con gravi rischi per la Salute.
Per invertire il trend, ha detto Botta, “serve un processo di educazione strutturata, non limitata all’informazione, che impegni i diversi attori del percorso di cura. Non c’è infatti solo il medico, ma anche il l’infermiere, il farmacista. Se questi professionisti non parlano un linguaggio unico e non sono formati allo stesso obiettivo di migliorare l’aderenza alla cura da parte del paziente non si va da nessuna parte”.
E il primo problema da risolvere “è quello di fare in modo che il paziente conosca il farmaco. Tanti utilizzano medicinali senza capire cosa stanno pendendo. Un paziente informato è sicuramente più motivato a seguire correttamente la terapia”.
E dai dati presentati oggi a Roma emerge chiaro che l’educazione del paziente ha un ruolo importantissimo. “Tra chi conosce veramente i farmaci e i loro effetti, perché viene trattato e quali le conseguenze se non lo fa, la bassa aderenza – continua Botta – scende al 20% a fronte del 42% di chi afferma di non conoscerli. E il ruolo del farmacista è proprio quello di spiegare bene tutto questo”. Inoltre, indicano i dati, i pazienti che non seguono bene le cure non lo fanno solo perché dimenticano.
“C’è ad esempio – spiega – chi volontariamente non assume le medicine, chi rinuncia a prenderle perché si sente meglio o perché lamenta un effetto secondario negativo”. “Il diabete è una patologia silente e che danneggia diversi organi – ha ricordato Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) – non assumere correttamente i farmaci aumenta il rischio di conseguenze come piede diabetico, insufficienza renale, danni alla retina e ipertensione”. Un paziente sotto terapia costa alla sanità pubblica 2.800 euro l’anno, e i costi aumentano in modo esponenziale in caso di complicanze. “La farmacia – conclude – ha potenzialità enormi di fronte a questo problema e deve sempre più saldare la sua mission al Servizio sanitario nazionale”.