Ha spaccato il cranio al suo cane e lo ha gettato in un cassonetto: “Sia fatta giustizia per Zeus”

Una brutalità inaudita ai danni di un cane indifeso: si chiamava Zeus il povero quattrozampe ucciso dalla feroce violenza del suo padrone
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Una brutalità inaudita ai danni di un cane indifeso: si chiamava Zeus il povero quattrozampe ucciso dalla feroce violenza perpetrata proprio da colui che avrebbe dovuto esserne il tutore, ovvero un ragazzo modenese di 29 anni pregiudicato. Il giovane ha seviziato il suo cane, spaccandogli il cranio e poi gettandolo ancora vivo in mezzo ai rifiuti. Secondo l’articolo 544 ter del Codice Penale, è prevista una pena da 3 a 18 mesi di reclusione aumentata della metà se dal maltrattamento deriva la morte dell’animale.

Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani: “Siamo indignati, è un vortice di violenza che si ripete quotidianamente per un sadico gusto di fare del male, fine a se stesso. Il maltrattamento di animali è reato e bisogna inasprire le pene per chi si macchia di delitti efferati come questo. Proseguendo con la nostra petizione e la relativa raccolta di firme per chiedere al Governo condanne più severe per chiunque abbandoni, maltratti o uccida gli animali, abbiamo deciso di procedere anche per vie legali affinché sia fatta giustizia per Zeus”.

I fatti sono accaduti a Modena nella notte tra il 30 e il 31 dicembre. Gli agenti di polizia locale sono stati chiamati a intervenire nel pomeriggio del 31 dicembre per la presenza molesta di ragazzi che scoppiavano petardi. Giunti al parco XXII aprile, avvicinati da una donna che aveva sentito guaiti provenire da un cassonetto di via Toniolo, hanno trovato il cane chiuso dentro un sacco nero, col cranio massacrato e ormai in fin di vita.

Zeus è stato portato alla Clinica Veterinaria di riferimento per il canile intercomunale, dove però è spirato poco dopo. La Procura di Modena ha disposto il sequestro dell’animale che è stato portato all’Istituto di profilassi per accertare la causa della morte e la presenza di segni di precedenti maltrattamenti. Dal microchip, dopo una serie di accertamenti ulteriori, si è giunti all’individuazione del presunto colpevole.

Le indagini sono ovviamente ancora in corso e bisognerà rispondere del reato penale di maltrattamento nei confronti di animali con l’aggravante della morte della vittima su cui il responsabile si è accanito.

COMUNICATO STAMPA ANIMALISTI ITALIANI ONLUS

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