Salute, l’esperto: “Il microbiota in equilibrio se i bimbi crescono felici”

La ricerca della felicità? Si può cominciare guardando dentro di noi. Parola di gastroenterologo, non di psicologo o filosofo
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La ricerca della felicità? Si può cominciare guardando dentro di noi. Parola di gastroenterologo, non di psicologo o filosofo. Antonio Gasbarrini, professore di Gastroenterologia dell’università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina interna e Gastroenterologia della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma, lo suggerisce dopo aver guardato attraverso una lente d’ingrandimento allo sterminato esercito di ‘compagni di vita invisibili’ che abitano nel nostro organismo e che sono anche lo specchio di come siamo cresciuti. “Il microbiota può raccontare molto. La cosa incredibile è che è molto democratico. Non c’entra nulla la ricchezza o la povertà, avere tante o poche cose. L’unica cosa che conta per un microbiota in equilibrio è che un bambino viva in un ambiente di amore e di felicità”.

“Non vuol dire che un bambino deve essere viziato ma deve sentire amore attorno a sé”, puntualizza lo specialista oggi a Milano, in occasione della presentazione del libro ‘Microbiota – L’amico invisibile per il tuo benessere a tutte le età’. L’esperto, che ha coordinato un comitato scientifico di 7 esperti riuniti dalla Fondazione Istituto Danone per dare vita al volume, spiega meglio il legame sottolineando come questo ‘organo invisibile’, che pesa poco meno del cuore ed è composto da un numero di cellule superiori a quelle del nostro corpo che le ospita, stia “cambiando completamente la medicina, in un work in progress infinito”.

Il microbiota, evidenzia Gasbarrini, “è la parte variabile del genoma umano. Cioè noi nasciamo con 30-40 mila geni che ci danno i nostri genitori, ma nella realtà dei fatti per vivere ne servono almeno 450-500 mila. Questi geni ‘additivi’ il cervello del bambino li sceglie dall’esterno, veicolati proprio da quello che mangiamo. Arrivano batteri, miceti, virus che ci portano quei geni che noi non abbiamo. Geni indispensabili per la vita. Questo genoma variabile scelto dal cervello del bambino si adatta in base a quello che il bambino sta vivendo. Se vive sofferenze, delusioni, violenze familiari, il bambino sceglie un genoma diverso, sceglie batteri diversi che veicolano geni diversi perché si deve adattare a quello che sta vivendo. E tutti i giochi si fanno nei primi 5 anni”. Non solo patogenesi delle malattie, dunque.

Per Gasbarrini “la conoscenza del microbiota può spiegare a un papà e a una mamma che stanno aspettando un bambino come educarlo nel modo migliore. In quei primi 5 anni se sbagliano il modello educativo, se gli danno da mangiare male, se gli fanno vivere violenze o tensioni, il microbiota cambia nella sua composizione. E quella composizione è responsabile persino del carattere del bambino, delle malattie che gli possono venire, del successo nella vita”.

La ricerca va avanti. Affascinano non pochi team di scienziati questi batteri che quando escono dall’apparato digerente muoiono, “anaerobi estremi che vivono in un posto nero e senza ossigeno, cioè l’intestino, un posto micidiale come lo era la Terra agli albori”. Si è visto, per esempio, “che il microbiota può essere modulato in tanti modi. Prima di tutto con l’alimentazione. Ma anche con antibiotici. O con pre o probiotici, ma qui dobbiamo lavorare ancora tanto. Il motivo per cui il microbiota è ora la frontiera più avanzata della medicina è che si può trapiantare”, sottolinea Gasbarrini.

Organo invisibile, ma trapiantabile: “Se se ne impianta uno ben strutturato in una persona che ha un microbiota molto alterato, ad esempio per l’infezione da Clostridium difficile antibiotico-resistente, si ottengono dati straordinari di aumento di sopravvivenza”. Il testo presentato oggi a Milano, curato da Silvia Di Maio e Federico Mereta, offre una panoramica di quanto la scienza ha scoperto finora sul mondo dei batteri amici, portando i 7 esperti coinvolti nel progetto ad affrontare in maniera organica il tema. “Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione anche sul ruolo della nutrizione e degli stili di vita – aggiunge Lorenzo Morelli, presidente del comitato scientifico di Fondazione Istituto Danone – L’iniziativa ha infine un valore in termini di sostenibilità in quanto Fondazione Istituto Danone ha deciso di devolvere tutti i proventi della vendita del libro alla ricerca e al suo progresso”.

Ma si è visto anche, avverte lo specialista, “che se noi trapiantiamo il microbiota di un uomo con una malattia in un animale, l’animale sviluppa quella malattia. Se prendiamo il microbiota di un uomo estremamente depresso e lo trapiantiamo nel topo, il roditore sviluppa anedonia e depressione e si isola dal branco”. La portata della scoperta? “Questo vuol dire – prosegue Gasbarrini – che un genitore con una malattia particolare, che sia anche una malattia neuropsichiatrica, può tecnicamente trasmettere il microbiota che trasmette quel fenotipo di malattia nel bambino. Vanno quindi curati con attenzione i genitori quando hanno bimbi piccoli, perché quei tratti di personalità o di malattia possono essere trasmessi microbiologicamente ai loro figli”.

Il microbiota è cambiato moltissimo negli ultimi 100 anni. “E’ cambiato grazie all’igienizzazione delle acque, per l’uso sconsiderato di antibiotici sia in noi che negli animali che mangiamo, per la dieta molto più ricca di alimenti raffinati e povera in fibre e alimenti integrali”, elenca l’esperto suggerendo l’importanza di avere cura del “‘blob gelatinoso’ che ci accompagna dalla nascita alla morte ed è un elogio alla biodiversità”. Il microbiota “ci insegna quanto è importante non escludere nessuno, ci insegna molto di noi e del mondo”, continua Gasbarrini. Un altro esempio: “Il microbiota segue le aree geografiche, piuttosto che le etnie. Se prendiamo due gemelli e li separiamo alla nascita facendo crescere uno in un Paese agricolo e l’altro in un Paese industriale, il loro microbiota è completamente diverso perché si è dovuto adeguare nei primi anni di vita al posto in cui stavano crescendo. E’ un adeguamento al tipo di alimentazione e di famiglia che li ha cresciuti. Quindi due gemelli omozigoti identici geneticamente possono essere completamente diversi. E tra le tante cose, è anche il microbiota diverso a essere una spiegazione di questo”.

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