Smog, Greenpeace: “Gli allevamenti intensivi inquinano più delle auto”

Con la Pianura Padana che registra livelli allarmanti di smog, in particolare di polveri sottili, Greenpeace ricorda come "il blocco delle auto sia un provvedimento utile a gestire l'emergenza, ma occorra intervenire in maniera strutturale sulle cause"
MeteoWeb

Con la Pianura Padana che registra livelli allarmanti di smog, in particolare di polveri sottili, Greenpeace ricorda come “il blocco delle auto sia un provvedimento utile a gestire l’emergenza, ma occorra intervenire in maniera strutturale sulle cause”. Per l’associazione ambientalista “il settore dei trasporti va rivoluzionato al più presto, abbandonando le auto private diesel e anche benzina e privilegiando trasporti pubblici, mobilità condivisa ed elettrica”.

“Tuttavia sono urgenti anche interventi in altri settori, come quello della produzione di carne. Gli allevamenti intensivi sono – sottolinea Greenpeace in una nota – la seconda causa di inquinamento da polveri fini in Italia, responsabili dello smog piu’ dell’industria e piu’ di moto e auto”.

L’associazione fa riferimento ad uno studio dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), secondo il quale riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% del particolato PM 2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina piu’ di automobili e moto (9%) e piu’ dell’industria (11,1%).

“Il settore allevamenti, negli ultimi 16 anni, non ha subito alcun tipo di miglioramento – osserva Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia – in termini di inquinamento da Pm: anzi e’ addirittura aumentato sia l’inquinamento del riscaldamento (che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016) che quello del settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1% in sedici anni)”. “Le misure prese dalle Regioni per tamponare l’emergenza di questi giorni sono palliativi se non si affronta la questione in modo organico” conclude Greenpeace che chiede “azioni strutturali, tra cui anche la riduzione dei capi allevati”.

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