Virus Cina: 1.372 casi confermati nel Paese e 38 all’estero. Potrebbe essere passato all’uomo dal visone

Continua ad aumentare il numero dei contagiati dal nuovo coronavirus che si sta diffondendo dalla Cina: almeno 1.355 casi confermati nel Paese
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Continua ad aumentare il numero delle persone che in Cina sono state contagiate dal nuovo coronavirus. Gli ultimi dati ufficiali parlano di almeno 1.372 casi confermati nel Paese, con 41 vittime. Il presidente cinese Xi Jinping ha ammesso che la situazione è “grave“, durante uno speciale riunione del Comitato permanente del Politburo. Risorse e medici verranno inviate negli ospedali in prima linea, così come verranno garantiti rifornimenti per la provincia di Hubei, da dove è partito il contagio.

Secondo quanto riferisce l’agenzia stampa di stato Xinhua, durante la riunione è stato deciso di istituire un gruppo in seno al Comitato centrale del partito comunista per sovrintendere gli interventi contro l’epidemia. Squadre verranno mandate nella provincia di Hubei, per controllare gli interventi sul terreno. Le istituzioni del governo e del partito, a ogni livello, dovranno porre la prevenzione e il controllo dell’epidemia in cima alle loro priorità, con misure rigorose per mettere in quarantena gli ammalati. Il comitato permanente del Politburo ha esortato ad un coordinamento fra risorse civili e militari, aggiungendo che il lavoro di prevenzione e controllo deve essere condotto nel “rispetto della legge e in maniera ordinata e scientifica“. E’ stata inoltre sottolineata la necessità di “una diffusione di informazioni tempestiva, accurata e trasparente per rispondere alle preoccupazioni in patria e all’estero“.

Secondo le autorità di Pechino, al momento 56 milioni di persone sono state isolate. Non sono uniformi le misure di prevenzione sanitaria nelle ultime quattro città della provincia di Hubei messe in quarantena dalle autorità cinesi nelle ultime ventiquattr’ore per evitare la diffusione dell’infezione da coronavirus.

Virus Cina: al momento 38 casi fuori dalla Cina continentale

Al momento sono 38 i casi accertati di coronavirus al di fuori della Cina continentale, dove si registrano quasi 1.400 contagi e 41 morti. 5 casi sono stati registrati a Hong Kong. La maggior parte erano passati da Wuhan, focolaio dell’epidemia. 2 casi nella regione autonoma di Macao, tra loro una donna d’affari arrivata tre giorni fa dalla città di Zhuhai. 3 i casi nell’isola di Taiwan, 5 casi in Thailandia, quattro cinesi di Wuhan ed un thailandese proveniente dalla stessa città. 2 i casi in Corea del Sud, il primo un cinese arrivato in aereo dalla provincia di Wuhan, 2 in Vietnam, entrambi cinesi: si tratta di un uomo arrivato nel Paese da Wuhan e del figlio che abita a Ho Chi Minh City. Un caso si registra in Nepal, 3 in Malesia, arrivati via Singapore, dove si registrano 3 casi. Stesso numero di contagi in Giappone, uno proveniente da Wuhan e due abitanti della città cinese.

Superando i confini continentali, in Australia oggi sono stati accertati 4 casi: tutti erano stati in Cina e a Wuhan di recente. Negli Stati Uniti, ci sono 2 contagi, entrambi americani di rientro da Wuhan. In Francia al momento si registrano gli unici casi di contagio in Europa: sono tre, uno a Bordeaux e due a Parigi. Anche in questo caso, tutti erano stati in Cina da poco.

Virus Cina: i due pazienti di Parigi stanno bene”

I pazienti stanno bene. Uno di loro ha ancora un po’ di febbre, l’altro niente. Vanno molto bene, così come il personale che li segue“: queste le rassicuranti parole di Yazdan Yzadanpanah, primario del reparto malattie infettive e tropicali dell’ospedale parigino Bichat, dove sono ricoverate due persone colpite dal coronavirus cinese. I due, una coppia di origine cinese, sono stati contaminati in occasione di un viaggio a Wuhan. L’uomo, 31 anni, e la compagna, 30 anni, sono arrivati in Francia il 18 gennaio. Allo sbarco non avevano alcun disturbo, ma alla fine della stessa giornata uno dei due ha lamentato i primi sintomi e il 23 si è ammalato il secondo. “Questa malattia è molto meno grave della Sars – ha assicurato il primario in una conferenza stampa – non c’è alcun motivo di preoccuparsi“.

Virus Cina, il commissario europeo alla Sanità convoca la riunione del comitato per la sicurezza

Il Commissario europeo alla Sanità, Stella Kyriakides, ha convocato per lunedì una riunione del Comitato europeo per la sicurezza sanitaria (Hsc) per discutere del contrasto alla diffusione del nuovo coronavirus. “Stiamo seguendo lo sviluppo della situazione del coronavirus molto da vicino e abbiamo convocato per lunedì una riunione del Comitato sicurezza sanitaria Hsc per discutere le opzioni di risposta e le necessità dei paesi membri dell’Ue“, ha twittato il commissario. “Siamo pronti ad agire ed aumentare la risposta se necessario“, ha aggiunto, spiegando che il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sta “aggiornando la valutazione del rischio“.

Virus Cina: Pechino vieta viaggi organizzati all’estero

Le autorità di Pechino hanno emesso una nuova e drastica misura per contenere l’epidemia di coronavirus. A partire da lunedì tutti i servizi per i tour di gruppo all’estero forniti dalle agenzie di viaggio cinesi, comprese le prenotazioni alberghiere e dei biglietti aerei, saranno sospesi. Lo riferito la tv di Stato Cctv, aggiungendo che i tour organizzati all’interno della Cina sono stati sospesi ieri.

Virus Cina, Università di Pechino: “Passato all’uomo dal visone”

Potrebbe essere stato il visone l’animale all’origine della diffusione nell’uomo del nuovo coronavirus, secondo quanto sostiene un ultimo studio della Peking University, l’Università di Pechino, comunemente conosciuta in cinese come Beida, un importante centro di ricerca della capitale e del Paese. Lo riporta il Global Times. L’agente patogeno responsabile dell’epidemia appartiene a una grande famiglia chiamata coronavirus, che comprende i virus che causano la sindrome respiratoria acuta grave (Sars) e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers), oltre a quelli dietro al comune raffreddore.

Il virus che sta ora mettendo in allarme il mondo – attualmente noto come 2019-nCoV – è strettamente correlato alla Sars e ai virus correlati che circolano nei pipistrelli. Ma questi possono anche infettare altri animali che possono trasmettere il virus all’uomo. Molti scienziati sospettano che un animale sconosciuto che trasporta 2019-nCoV abbia diffuso il virus all’uomo nel mercato di frutti di mare e animali selvatici vivi di Wuhan, dove i primi casi sono stati documentati a dicembre. Al momento, per ricostruire il puzzle, la cui soluzione potrebbe dare una mano a chi cerca di fronteggiare il virus, manca il cosiddetto ospite intermedio che ha contagiato le persone. E adesso gli scienziati della Peking University ipotizzano il visone. Due giorni fa era stata presentata da un gruppo di ricercatori cinesi, in un articolo pubblicato sul Journal of Medical Virology 1, l’ipotesi che potessero essere i serpenti il cosiddetto ospite intermedio.

Virus Cina, lo scienziato Rappuoli: “Da 1 a 3 anni per un vaccino”

Accelerando al massimo, grazie alle nuove tecnologie, un vaccino contro il nuovo coronavirus potrebbe essere pronto all’uso in 1-3 anni. È chiaro che più imminente e grave è la minaccia di una malattia, più gli scienziati e le aziende si prendono il rischio di accelerare, facendo una approfondita valutazione rischio-beneficio. Ma per il coronavirus è troppo presto per dirlo. Potrebbe essere una ‘bolla’ che si riesce a contenere e poi scompare, come è successo tante volte, oppure una cosa seria. Se continuasse a circolare bisogna considerare che è un virus non altamente letale, ma molto contagioso, simile a quello dell’influenza. E l’influenza ogni anno provoca milioni di morti“, fra i pazienti più fragili. Lo dichiara all’Adnkronos Salute Rino Rappuoli, scienziato italiano celebre nel mondo, che ha inventato molti vaccini, ultimo in ordine di tempo quello contro la meningite B.

Rappuoli, che è oggi Chief Scientist e Head of External R&D di Gsk Vaccines, afferma: “Grazie alle tecnologie moderne, soprattutto quelle basate sul Rna, un vaccino si può mettere a punto in laboratorio nel giro di una settimana. Nel 2013 lo abbiamo fatto per l’H7N1. Oggi questo è molto più possibile di allora, quando era stata un’impresa pionieristica. Ma il vaccino dal laboratorio va testato su modello animale, poi sull’uomo, dopodiché occorre produrlo nelle necessarie quantità e secondo le Gmp, le norme di qualità. Senza emergenze, questo processo può richiedere fino a 20 anni. Nelle situazioni particolari come quella del coronavirus, è chiaro che si può andare più velocemente anche perché gli enti regolatori e le istituzioni sanitarie possono lavorare insieme a questo scopo. Nel caso di Ebola, scoppiata nel 2014, il vaccino è stato approvato due mesi fa: ci sono voluti 5-6 anni. Ma è stata proprio l’epidemia di Ebola a far nascere la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi), organizzazione che ha raccolto 700 milioni di dollari per finanziare progetti mirati contro le malattie emergenti“.

Il coronavirus oggi rappresenta un allarme considerevole e sta tenendo la gente col fiato sospeso. Dal punto di vista scientifico si può dire che riguardi principalmente la Cina in questo momento. E i cinesi l’hanno preso sul serio, hanno chiuso intere città e preso tutte le misure del caso, oltre ad aver messo a disposizione della comunità scientifica tutti i dati sul virus. Quello che è importante è che non c’è stata ancora trasmissione uomo-uomo al di fuori dalla Cina – evidenzia  Rappuoli – nei Paesi che hanno importato il virus, come Thailandia, Australia e anche Francia. Se si riuscirà a isolare tutti i casi importati, si potrà contenere l’emergenza. Però bisogna considerare che in Cina il virus è uscito dal contenimento iniziale. Fortunatamente non è un virus ad alta mortalità e ha fatto vittime solo fra anziani o persone con altre fragilità, a livello di una influenza”. “La prima cosa da fare oggi, dunque – conclude Rappuoli – è pensare al contenimento, perché non ci sono né vaccini né farmaci specifici. L’organizzazione Cepi ha attivato delle collaborazioni, soprattutto con start up e società di biotecnologie innovative e ci sono diversi gruppi al lavoro. Anche noi come Gsk siamo in contatto con loro, siamo allerta e pronti a mettere a disposizione la nostra esperienza se ci dovesse essere bisogno di noi“.

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