Potrebbero trascorrere gli eventuali 14 giorni di ‘sorveglianza’ sanitaria in una struttura militare i circa 60 italiani che domani dovrebbero essere rimpatriati da Wuhan. Una decisione definitiva non e’ stata ancora presa dal Ministero della Salute, ma questa al momento sembra l’ipotesi piu’ accreditata per motivi logistici. Da Wuhan i cittadini italiani potranno partire solo dopo visita medica che escluda problemi, quindi solo se sani. In viaggio useranno la mascherina, e in Italia saranno in isolamento gli uni dagli altri.
L’organizzazione e la gestione degli italiani in arrivo da Wuhan e’ particolarmente complessa poiche’ le autorita’ dovranno trovare una struttura, non necessariamente nella Capitale, dove le persone possano trascorrere due settimane in una situazione di serenita’ e comfort.
Nel centro, forse una caserma, sara’ servito ovviamente anche il cibo ma e’ escluso, chiariscono gli esperti, che le persone possano condividere i pasti: in quel caso infatti dovrebbero togliersi la mascherina interrompendo cosi’ l’isolamento e mettendo a rischio l’intera procedura di sorveglianza. I circa 60 italiani, anche se sani, provengono comunque da una zona sottoposta a quarantena e i protocolli internazionali escludono contatti pericolosi. L’ipotesi che la task-force del Ministero della Salute possa optare infine proprio per un edificio militare, sembrerebbe escludere almeno per il momento l’eventualita’ che ognuno degli italiani evacuati faccia rientro a casa propria. Sarebbe infatti particolarmente difficoltosa la sorveglianza sanitaria quotidiana con i controlli delle Asl a domicilio. Non solo, allestire l’isolamento in case private dove vivono anche persone anziane o bambini risulterebbe decisamente un’operazione complessa.
“Il nostro interesse è di farli tornare il prima possibile”
Sono una sessantina, su un totale di 70 che si trovano a Wuhan, gli italiani che hanno scelto di rientrare con il volo che partirà domani dal nostro Paese per riportarli a casa. Lo ha precisato Stefano Verrecchia, capo dell’Unità di crisi della Farnesina, parlando con Sky Tg24, assicurando che “il nostro interesse è di farli tornare il prima possibile per far cessare questa situazione complessa per i nostri connazionali” che si trovano nell’area del focolaio del nuovo coronavirus.
“Abbiamo messo in atto – ha poi spiegato Verrecchia parlando con Rai News – una collaborazione con il comitato interforze, il ministero della Difesa, il ministero della Sanità e l’ospedale Spallanzani un aereo che dovrebbe partire domani dall’Italia per riportare i nostri connazionali che si trovano nell’area di Wuhan”. Il capo dell’Unità di crisi della Farnesina ha ricordato che la soluzione via terra, che era stata prospettata in un primo momento, era “più complessa anche per ragioni di quarantena, da una città della Cina dell’altra, dove sarebbero dovuti andare, appesantendo notevolmente la situazione dei nostri connazionali”.
Verrecchia ha quindi ricordato che si è ancora in attesa delle autorizzazioni da parte delle autorità cinesi, “noi stiamo lavorando con la nostra ambasciata in Cina, che sta facendo un lavoro eccezionale in questi giorni, per ottenere queste autorizzazioni che sono complesse”.
A bordo del volo, che non sarà a pagamento, ha precisato, ci sarà “personale medico, perché naturalmente dovrà essere fatto qualche controllo sia in partenza che in arrivo e il ministero della Sanità sta predisponendo tutti gli strumenti per mettere in sicurezza i connazionali”, che comunque al momento stanno bene. Infine, il capo dell’Unità di crisi della Farnesina ha ricordato che “non c’è uno sconsiglio per i viaggi in Cina, in linea con gli altri Paesi europei, si sconsiglia l’area di Wuhan”. “Stiamo valutando – ha concluso – anche in rapporto con le informazioni che arrivano dalle autorità cinesi se la situazione debba avere un cambiamento, ma in questo momento no”.
Il Codacons: Quarantena per italiani che tornano da Wuhan
I 60 italiani che domani rientreranno da Wuhan grazie al volo organizzato dall’Unità di Crisi della Farnesina, dovranno essere sottoposti a quarantena e collocati in isolamento totale, almeno fino a che non sarà garantita l’assenza di rischi sul fronte sanitario. Lo afferma il Codacons, che si dice pronto a denunciare il ministero della Salute se non saranno adottate misure a tutela dalla pubblica incolumità.”Indipendentemente se i nostri connazionali mostrino o meno sintomi sospetti, appare evidente a tutti che la gravità della situazione impone misure d’emergenza – spiega l’associazione –. Gli italiani che rientreranno domani in patria dovranno necessariamente essere posti in quarantena per tutto il tempo necessario a garantire l’assenza di rischi per la popolazione, e non dovranno entrare in contatto con altri cittadini, se non col personale sanitario”.Qualora non venissero adottati provvedimenti in tal senso, il Codacons è pronto a denunciare il ministero della salute per i pericoli anche potenziali sul fronte della pubblica incolumità, conclude l’associazione.