Gli infettivologi rassicurano sul nuovo coronavirus cinese: “Nessun rischio prevedibile in Italia”. La notizia del primo decesso causato in Cina da un nuovo coronavirus ha destato apprensioni, ricordando i precedenti di Sars e Mers, ma gli infettivologi rilevano “una scarsa trasmissione del virus da persona a persona e l’epidemia sembra destinata a rimanere circoscritta ad una diffusione locale”.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità e i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, Cdc, non hanno ancora preso provvedimenti. “Il fenomeno sarà comunque meritevole di un’attenta sorveglianza. Anche se non abbiamo elementi per pensare che questo nuovo virus possa significativamente coinvolgerci, il mantenimento di una rete di specialisti è importante come strumento di protezione per la popolazione tutta” sottolinea Marcello Tavio president della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali. La notizia del primo decesso causato in Cina da un nuovo coronavirus ha portato, infatti, a una serie di richieste di chiarimento rispetto alle quali la comunità scientifica si è messa a disposizione.
“Le informazioni disponibili sono ancora limitate – spiega il professor Massimo Galli, past president Simit – tuttavia, dagli elementi raccolti si desume che l’area interessata sia quella di Wuhan, una città della Cina centrale; che i casi diagnosticati sarebbero, al 10 gennaio, almeno 59, di cui 15 confermati in laboratorio; che la maggior parte dei pazienti avrebbe frequentato mercati in cui erano in vendita animali vivi, selvatici e domestici; che la trasmissione interumana – cioè da persona a persona – del virus sarebbe scarsa o comunque non ancora ben definita”.
L’appartenenza del virus alla famiglia dei Coronaviridae sarebbe provata dal sequenziamento del virus in due diversi laboratori in Cina. Da quanto è dato sapere il virus non è simile né a quello della Sars, né a quello della Mers, ma sarebbe più affine ad altri virus della stessa famiglia isolati in pipistrelli.
I coronaviridae – ricordano gli infettivologi – sono una vasta famiglia di grossi virus a Rna (acido ribonucleico). Almeno sei specie virali diverse si sono dimostrate in grado di infettare l’uomo. Le due che hanno suscitato più allarme sono il virus della Sars, che è emerso in Cina nel 2002 ed ha causato una fiammata epidemica che, facilitata nella diffusione dai collegamenti internazionali per via aerea, è stata responsabile di 8098 casi con 774 decessi, per poi spegnersi nell’arco di pochi mesi.
Il serbatoio del virus è risultato un pipistrello, Rhinolophus ferrumequinum, la cui area di distribuzione si estende dall’estremo oriente a tutta l’Europa meridionale e al Nord Africa. Dopo il 2003 non sono più stati osservati casi di Sars. Il virus della Mers è stato isolato per la prima volta a Londra nel 2012 in un paziente con una grave sindrome respiratoria proveniente dal Medio Oriente. Alla fine dello scorso novembre ne erano stati registrati in tutto 2494 casi, con 858 morti. La maggioranza dei casi (2102) è stata osservata in Arabia Saudita. A differenza della Sars, la Mers tende a causare quadri respiratori gravi prevalentemente in pazienti già portatori di problemi clinici di rilievo, ed ha continuato a ripresentarsi negli ultimi anni con uno stillicidio di casi. Un’unica, importante epidemia, con 185 casi accertati, si è verificata in Corea a partire da un caso importato ospedalizzato. È stato provato che i dromedari hanno un ruolo nella diffusione del virus, anche se il serbatoio originario non è stato ancora individuato.