Coronavirus, situazione drammatica: sale a 6 il bilancio dei morti accertati al Nord Italia, Lombardia smentisce 7ª vittima. I DATI AGGIORNATI in DIRETTA

Coronavirus, altri due morti in Lombardia: giornata drammatica per l'epidemia nelle Regioni del Nord, gli aggiornamenti in diretta
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Continua ad aggravarsi molto velocemente il bilancio del Coronavirus al Nord Italia: nel primo pomeriggio è morto all’ospedale Sacco di Milano un 80enne di Castiglione d’Adda anch’esso positivo al Coronavirus. Giovedì scorso era stato portato dal 118 all’ospedale di Lodi per un infarto, stesso giorno in cui era arrivato il 38enne che è stato il primo paziente risultato positivo al virus. L’ottantenne è stato ricoverato in rianimazione e poi, risultato positivo al virus, trasferito al Sacco di Milano dove è deceduto poco fa. E’ il 6° morto del coronavirus in Italia.

La Regione Lombardia, invece, ha smentito la notizia della 7ª morte, rimbalzata nel primo pomeriggio dagli “Spedali Civili” di Brescia dove una donna di Crema, una paziente oncologica con un quadro clinico già compromesso, sarebbe deceduta. Ma la Regione Lombardia ha diffuso una nota smentendo la notizia.

Complessivamente in Italia oggi sono morte 3 persone nelle ultime 6 ore. Una situazione drammatica, con 7 morti su 219 contagiati accertati.

Sui territori al momento sono confermati i due focolai nel lodigiano e nel padovano. “I focolai sono sempre gli stessi due. Sembra essere stato individuato un collegamento tra il focolaio lodigiano e quello padovano ma non ho conferma ufficiale dalle strutture regionali competenti” ha detto Borrelli. Il numero dei contagiati è così suddiviso:

  • Lombardia 167 (5 morti)
  • Veneto 27 (1 morto)
  • Emilia Romagna 18
  • Piemonte 4
  • Lazio 3 (la coppia di cinesi allo Spallanzani e il ricercatore dimesso) 

Il Paese è sicuro, si può venire tranquillamente. In Italia si è cercato di arginare la diffusione del contagio con le misure maggiormente precauzionali. Abbiamo registrato due focolai e siamo intervenuti con misure impegnative e pesanti quindi riteniamo che nel nostro Paese ci sia sicurezza e si possa venire tranquillamente“. Così il commissario straordinario Angelo Borrelli, durante la conferenza stampa nella sede della Protezione Civile a Roma.

Intanto in Italia l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell’università di Pisa, ha ribadito che “non si può paragonare influenza e Covid_19. Una sciocchezza infinita! I virus influenzali li incontriamo ogni anno, siamo abituati alla loro presenza. Il SARSCoV2 è un perfetto sconosciuto per il nostro sistema immune. Il SSN deve prepararsi a ricevere l’impatto di un’onda anomala“. Questo Coronavirus “produce casi più gravi, in maniera più frequente, su persone che non hanno nessuna condizione di debolezza di salute. Non va generato il panico ma neppure banalizzato il pericolo o finiamo per tranquillizzare troppo“. La malattia non è mortale solo per gli anziani: in base ai dati disponibili dalla Cina, ci sono alte percentuali di vittime anche tra gli adulti.

Tecnicamente quella in atto è già una pandemia. La dichiarazione di pandemia è solo un fatto formale, è quando è partita l’emergenza internazionale che l’Oms ha attivato gli strumenti necessari per mobilitare gli stati membri. Se l’Oms dovesse scegliere questa strada, sulla base dei dati raccolti, per i cittadini non cambierà assolutamente nulla. Ma l’Oms chiederà agli stati ricchi i soldi necessari a controllare il virus nei Paesi poveri, che rischiano di più” ha spiegato Lopalco.

L’esperto spiega che quello del Coronavirus è “uno scenario simile alla pandemia h1n1 del 2009: non ha seguito nessun tipo di regola e stagionalità e ha fatto la sua onda creato un suo picco. Rispetto a h1n1, il coronavirus troverà molte persone suscettibili di contagio perché è un virus nuovo, che ha appena fatto il salto da animale a uomo. L’h1n1 era simile a virus che erano circolati in passato, anche in Europa, proprio per questo gli anziani furono tutto sommato graziati. Questo virus trova meno anticorpi e può essere più veloce nel diffondersi. È uno scenario a cui bisogna prepararsi, anche sperando che venga smentito. Soprattutto, deve prepararsi il personale sanitario“.

coronavirus
Credit: NIAID-RML

La sfida si gioca nei pronto soccorso, tra i medici di famiglia, gli infermieri che devono tutti dotarsi di strumenti per la protezione individuale. La vera frontiera sono le strutture ospedaliere, specie quelle piccole. L’Italia non ha una cultura di protezione in questo senso: ogni anno i sanitari finiscono a letto per l’influenza, bloccando anche interi reparti. Ecco, in questo caso non deve accadere. Serve una sorveglianza attiva in tutti gli ospedali italiani. Chi è risultato negativo al virus influenzale potrebbe però essere positivo al coronavirus. E battere sulla prevenzione delle infezioni da parte dei sanitari, ancora poco diffusa. Non mi preoccupano il Sacco di Milano, lo Spallanzani di Roma o il Cotugno di Napoli, ovviamente, ma nelle piccole strutture si sottovaluta molto“, conclude Lopalco.

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