Coronavirus, i danni ai polmoni simili a quelli della Sars: condanna degli scienziati sulle teorie del complotto

Il Coronavirus agisce sui polmoni causando l'Ards, la sindrome da distress respiratorio acuto, simili a quelli della Sars
MeteoWeb

Il Coronavirus agisce sui polmoni causando l’Ards, la sindrome da distress respiratorio acuto. Si tratta di una patologia causata da una lesione alla parete polmonare che provoca fuoriuscite di liquido dalle pareti capillari. Questo rende i polmoni stessi incapaci di concludere lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica.

Un danno polmonare simile a quello riscontrato per Sars e Mers. Un’altra caratteristica comune dei malati di Covid-19 è la linfopenia (un ridotto numero di linfociti, cellule immunitarie dell’organismo) che potrebbe essere un fattore critico associato alla gravità e alla mortalità della malattia. E’ questo quanto emerge da un’autopsia diventata poi una parte di uno studio del Centro nazionale di ricerca clinica per le malattie infettive di Pechino che e’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet.

L’autopsia è stata svolta su un uomo di 50 anni che era stato ricoverato lo scorso 21 gennaio con febbre, brividi, tosse, affaticamento e mancanza di respiro. Era stato a Wuhan tra l’8 e il 12 gennaio e aveva sintomi iniziali di brividi e tosse secca. Non era andato dal medico e aveva continuato a lavorare fino al giorno del suo ricovero.

Già la radiografia del torace aveva evidenziato più ombre irregolari in entrambi i polmoni. Il trattamento farmacologico gli aveva fatto ridurre la temperatura corporea (da 39 a 36,4 C), ma tosse, dispnea e affaticamento non miglioravano. Nel dodicesimo giorno di malattia la radiografia del torace aveva mostrato un’infiltrazione progressiva e un’ombra in entrambi i polmoni. Nonostante l’ossigenoterapia, però, i sintomi non sono migliorati.

Nel pomeriggio del 14esimo giorno l’ipossiemia (la riduzione di ossigeno nel sangue) e la mancanza di respiro sono peggiorati e dopo poco ha avuto un arresto cardiaco. I ricercatori cinesi, nell’autopsia, non hanno notato danni al cuore: un segno, spiegano, di come il virus potrebbe non compromettere lo stesso organo.

Rimpatrio degli europei da Yokohama con voli italiani 

Grazie ai voli mobilitati dall’Italia, e attraverso il meccanismo di protezione civile europeo co-finanziato dall’Ue, potranno essere rimpatriati dal Giappone i cittadini dell’Unione bloccati finora sulla nave da crociera “Diamond Princess”, su cui era in corso la quarantena per il coronavirus Covid-19. La nave è attraccata nel porto di Yokohama.

Il primo aereo italiano per il rimpatrio è partito in rotta verso il Giappone con un team medico specializzato a bordo e a il secondo aereo partirà questa sera. Lo riferisce un comunicato della Commissione europea pubblicato questo pomeriggio a Bruxelles. I passeggeri sulla nave da crociera sono in quarantena dall’inizio di febbraio, dopo lo sbarco di una persona testata positiva al COVID-19.

Il team medico italiano li esaminerà, e solo quelli che saranno risultati negativi al contagio del coronavirus, o che non presentano alcun sintomo della malattia, saranno autorizzati a salire a bordo dell’aereo. Le cifre finali e le nazionalità dei cittadini riportati nell’Ue saranno pertanto resi noti nei prossimi giorni. Dopo l’arrivo in Europa, i passeggeri inizieranno un nuovo periodo di quarantena organizzato e monitorato da ciascuno degli Stati membri in cui saranno stati rimpatriati.

Forte condanna degli scienziati sulle teorie del complotto

Basta alle ‘teorie del complotto’ ancora in circolazione sull’origine del coronavirus, che suggeriscono sia stato creato in un laboratorio cinese. Queste voci “non fanno altro che creare paura, e pregiudizi che mettono in pericolo la collaborazione internazionale per la ricerca sul virus”. A prendere una forte posizione di condanna è un gruppo di 27 scienziati internazionali, che in un articolo su Lancet ha scritto: “Siamo uniti nel condannare con vigore queste ‘teorie della cospirazione’ sull’ origine non in natura del COVID-19″.

Gli autori citano tutti gli studi condotti gia’ in vari Paesi che hanno analizzato il makeup genetico del coronavirus cinese. Queste analisi – dicono – “hanno concluso in maniera schiacciante che il coronavirus in questione ha avuto origine nella natura selvatica, cosi’ come molti altri germi emergenti”. I firmatari dell’ articolo invitano altri scienziati a firmare la loro presa di posizione ufficiale e scrivono: “Questa nota è in solidarietà con tutti i professionisti della salute in Cina che continuano a salvare vite durante questa sfida al COVID-19 outbreak. Siamo tutti insieme con i nostri colleghi cinesi in prima fila nei confronti di questa minaccia virale”.

 

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