Entro il prossimo anno circa il 40-70% della popolazione mondiale potrebbe essere contagiata dal nuovo coronavirus che potrebbe non essere contenibile, ma questo non significa che tutti avranno gravi malattie. E’ il parere di Marc Lipsitch, epidemiologo statunitense e direttore del Centro per le dinamiche sulle malattie trasmissibili dell’Università di Harvard negli Stati Uniti, raccolto dal sito The Atlantic che dedica un lungo articolo all’epidemia.
“Penso che il risultato probabile sia che alla fine non sarà contenibile”, spiega l’epidemiologo sottolineando che è “probabile che molti abbiano una malattia lieve o possano essere asintomatici“. Lipsitch da settimane si occupa dell’epidemia e su Twitter pubblica informazioni sulla diffusione tra cui un articolo in cui riporta della collaborazione tra l’Universita’ di Harvard e il Guangzhou Institute of Respiratory Health.
Come fa notare la testata The Atlantic, altri colleghi di Lipsitch che studiano il diffondersi delle malattie infettive, pensano che il nuovo coronavirus, il quinto di una famiglia di virus già noti che vanno dalla Mers alla Sars, continuerà a diffondersi ampiamente e che il risultato più probabile di questo focolaio e’ che diventi una nuova malattia stagionale, un coronavirus “endemico”. E se dovesse continuare come ora, la “stagione del raffreddore e dell’influenza” potrebbe diventare “stagione del raffreddore e dell’influenza e COVID-19“.
Forse invisibili due terzi dei casi esportati dalla Cina. Circa due terzi dei casi di Covid-19 esportati dalla Cina nel resto del mondo potrebbero essere rimasti invisibili e avere innescato delle trasmissioni da uomo a uomo del virus SarsCoV2 ancora non identificate. Lo indica il Centro per i modelli delle malattie infettive dell’Imperial College di Londra, che collabora con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La ricerca si basa sul confronto tra i dati relativi ai viaggi in aereo e quelli sui casi confermati fuori dalla Cina e costituisce una prima valutazione della relativa sensibilità delle misure di sorveglianza adottate in tutto il mondo per arginare la Covid-19. E’ emerso così che a Singapore non è stato rilevato il 63% dei casi stimati e il 73% in Finlandia, Nepal, Belgio, Svezia, India, Sri Lanka e Canada. Per il primo autore del rapporto, Neil Ferguson, “è molto probabile che alcuni di questi casi non identificati possano dare inizio a catene di trasmissione nei Paesi in cui sono entrati”. I risultati, rilevano gli autori del rapporto, sono in linea con le conclusioni raggiunte da altri gruppi di ricerca nel mondo.