Coronavirus in Italia: “C’è una spiegazione sociale per i contagi, ma non siamo ancora riusciti a individuare il paziente zero”

Borrelli: "C'è una spiegazione sociale" per i casi di coronavirus, ma "a oggi non sappiamo da dove è nato il primo contagio e soprattutto perché"
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C’è una spiegazione sociale” per i casi di coronavirus: lo spiega, in un’intervista al Corriere della Sera, Angelo Borrelli, che guida la Protezione civile dal 2017 e che il governo ha nominato commissario straordinario per la gestione dell’emergenza coronavirus. “Siamo un Paese con un alto tasso di vita sociale e forse basterebbe vedere quella del trentottenne di Codogno, il cosiddetto ‘paziente uno’” per ottenere qualche risposta, anche se “la spiegazione scientifica la vorrei conoscere tanto anche io e anche se il problema sociale non basta come spiegazione” da solo perché “ci manca di scoprire la causa primaria” e poi come medici e scienziati “non siamo riusciti a individuare quello che in gergo è stato definito il ‘paziente zero’“, l’origine e la causa dell’infezione.
A oggi non sappiamo da dove è nato il primo contagio e soprattutto perché“, prosegue Borrelli, e se il numero dei casi sospetti cresce è “perché stiamo somministrando a tappeto nelle zone dei focolai i test per l’individuazione del virus” tant’è che “sono più di tremila i tamponi che abbiamo utilizzato fino a ora“. Solo negli aeroporti “abbiamo distribuito oltre due milioni di tamponi per i test sul coronavirus” anche se “tutti gli ospedali sono in grado di fare questi test“.

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