La paura del coronavirus si sta diffondendo in tutta Europa, mentre continuano a crescere i casi confermati in Italia, che non è solo l’epicentro dell’epidemia nel Vecchio Continente, ma anche il terzo Paese del mondo per contagi dopo Cina e Corea del Sud. Diverse città del Nord Italia, dove si sono sviluppati i due focolai, sono in quarantena ma questo non ha impedito che il virus si diffondesse anche in altre regioni: le ultime in ordine cronologico sono state Sicilia, Liguria e Toscana. Ma non è finita qui perché alcuni italiani stanno portando, direttamente o indirettamente, il virus anche in altre nazioni europee.
In Austria, sono stati accertati i primi due casi: si tratta di due italiani che vivono in Tirolo. In Croazia, è stato confermato il primo caso in un giovane che ha soggiornato a Milano nei giorni scorsi. A Tenerife, circa 1.000 persone sono in isolamento in un hotel, lo stesso in cui aveva soggiornato un turista italiano risultato positivo al coronavirus e ricoverato in un ospedale dell’isola.
Mentre l’Austria considera di introdurre controlli alle frontiere per rallentare la diffusione del virus, la legge europea potrebbe impedire una simile misura. Alcuni politici, in Italia e non solo, richiedono azioni adeguate, nello specifico la sospensione della libertà di movimento. Mentre le nazioni europee cercano di isolare i contagiati e di controllare la diffusione del virus, alcuni chiedono la sospensione dei trattati di Schengen.
Le condizioni dei trattati di Schengen implicano che i Paesi non possono imporre controlli alle frontiere quando lo desiderano. Ai sensi del quadro generale del codice frontiere Schengen, si afferma che un Paese può imporre controlli alle frontiere “in tutte le parti o in parti specifiche dei suoi confini interni per un periodo limitato fino a 30 giorni o per la durata prevedibile della grave minaccia, se supera i 30 giorni”. Aggiunge che il periodo totale in cui i controlli alle frontiere possono essere reintrodotti non deve superare i 6 mesi, ma in “circostanze eccezionali”, i controlli alle frontiere possono durare fino ad un massimo di 2 anni.
Il codice frontiere, inoltre, dice che anche se un avviso di 4 settimane è il minimo per una misura simile, l’azione può essere intrapresa immediatamente nel caso di una grave minaccia. Anche se gli stati membri dell’area Schengen hanno la libertà di agire immediatamente, devono giustificare se le circostanze sono “eccezionali” alla Commissione Europea e agli altri stati membri. Inoltre, secondo il codice, l’azione immediata per chiudere i confini può essere intrapresa solo come “ultima risorsa”.
Anche se in precedenza, alcuni Paesi hanno utilizzato i controlli alle frontiere per combattere questioni come le minacce di terrorismo, il loro utilizzo per impedire la diffusione di un virus non ha precedenti. E il coronavirus, al momento, non sembra fare eccezione. All’apice della crisi relativa all’Ebola nel 2014, è stata richiesta la sospensione di Schengen per impedire che l’epidemia si diffondesse in Europa, ma non è mai stato fatto.