Tra falsi allarmi, indagini, controlli e misure di prevenzione, l’Italia si sta organizzando per arginare la diffusione del temibile coronavirus cinese, che ha già provocato 259 morti e oltre 12.000 casi nel mondo. Continuano le indagini intorno al viaggio che i due turisti cinesi contagiati hanno fatto in Italia, mentre è tutto pronto per il rimpatrio dei 67 italiani ancora a Wuhan, città cinese focolaio dell’epidemia. Ecco le ultime notizie dall’Italia.
Falso allarme nel Lecchese: evacuato l’ospedale
L’allarme era scattato ieri sera, con il pronto soccorso evacuato per un presunto caso di Coronavirus all’ospedale di Merate (Lecco). Ma dopo gli accertamenti il presunto malato, un bambino di 7 anni, è risultato negativo. Tutti i protocolli di emergenza sono scattati senza problemi davanti al ricovero con febbre alta e i sintomi dell’influenza. Il bambino aveva riferito di avere in classe un compagno di nazionalità cinese, rientrato dalla Cina per i festeggiamenti del Capodanno. Tanto è bastato per far scattare le procedure e isolare precauzionalmente l’ospedale.
Coppia di cinesi contagiati: nessun contatto con terzi a Firenze
La coppia di turisti cinesi in Italia colpita da Coronavirus, adesso in cura a Roma, nel transito a Firenze non avrebbe avuto contatti diretti con altre persone durante il pernottamento in hotel nel capoluogo toscano. È quanto emerge dalla prima fase dell’indagine epidemiologica condotta dalla Asl, che comunque non è ancora finita. “Al momento abbiamo riscontrato elementi tranquillizzanti ma ancora il cerchio non è chiuso”, spiega il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl Toscana Centro, Renzo Berti. “I due sono restati a Firenze circa 12 ore, sono arrivati nel tardo pomeriggio del 27 gennaio e ripartiti la mattina dopo per Roma. Non emergono ad ora contatti rilevanti nella struttura dove hanno alloggiato, non c’è stata quindi alcuna necessità di intervento da parte nostra”. “Tuttavia il cerchio non è chiuso e stiamo ancora lavorando – prosegue Berti – Parlando coi gestori dell’hotel risulta che sono stati fuori: dobbiamo capire dove hanno cenato”, mentre “altri accertamenti sono in corso riguardo al pullman su cui hanno viaggiato per Roma”.
Task force al ministero con il commissario Borrelli e il ministro Speranza
Si è riunita anche oggi la task force del ministero della salute per monitorare l’andamento della situazione relativa al coronavirus. “Chiunque vuole rientrare in Italia deve essere messo in condizione di rientrare”. Lo dice il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Angelo Borrelli facendo il punto sugli italiani che si trovano ancora in Cina. “Non abbiamo ancora un numero definitivo di quanti siano coloro che vogliono rientrare, è un’indicazione sulla quale stanno lavorando il ministero degli Esteri e l’Enac e che ci deve arrivare dalla Farnesina, con la quale il filo è costante e continuo”, dice Borrelli, ribadendo che, “fermo restando il concetto di massima precauzione, dobbiamo consentire che ci vuole rientrare lo possa fare”. “Non c’è oggi in Europa e in Italia una condizione tale che possa far ipotizzare una chiusura delle frontiere. Sarebbe una misura veramente assurda”, ha aggiunto Borrelli, sottolineando che si sta comunque lavorando per capire come potenziare i controlli su treni e auto in arrivo nel paese.
A Pratica di Mare pronto l’aereo per il rientro degli italiani da Wuahn
È tutto pronto all’aeroporto militare di Pratica di Mare per il rimpatrio degli italiani da Wuhan, la città cinese focolaio del coronavirus. Il grande KC-767A Tanker-Transport del 14/o Stormo (velivolo che deriva dal commerciale Boeing 767-200) è sulla piazzola accanto alla pista in attesa del decollo, domani, verso la Cina dove atterrerà e resterà giusto il tempo per imbarcare i connazionali e far rientro nello scalo d’origine nelle prime ore di lunedì. E mentre si mettono a punto gli ultimi dettagli, nello scalo è stato allestito una sorta di campo per l’accoglienza: grandi tende militari mimetiche destinate al personale in attesa del rientro, mentre all’interno di un hangar è pronta l’attrezzatura per il monitoraggio e le prime visite mediche, compresa una tenda attrezzata per il biocontenimento, pronta per qualsiasi emergenza. Previsto anche un percorso di ‘decontaminazione’ per il personale che verrà in contatto con gli italiani rimpatriati.
Sono tanti gli italiani sparsi nell’intera Cina che vorrebbero tornare in Italia, preoccupati per la diffusione del virus. Non si conoscono i numeri esatti, ma almeno 500 avrebbero già chiesto ‘assistenza’ per il rientro, ha detto Di Maio. Per farli tornare in Italia, sulla carta resta la possibilità di rientrare attraverso un collegamento aereo non diretto, facendo scalo in quegli aeroporti internazionali le cui compagnie aeree continuano ad operare con la Cina, per poi proseguire per gli scali italiani (sottoponendosi alla procedura di controllo decisa per tutti i viaggiatori provenienti da quel Paese). Ma è allo studio anche la possibilità di usare gli aerei che dovrebbero partire potenzialmente vuoti dalla Cina per rimpatriare i cinesi che hanno difficoltà a rientrare per il blocco dei voli deciso dall’Italia. In Cina attualmente ci sono almeno 11.500 connazionali iscritti all’Aire (il Registro degli italiani all’estero), ma vanno aggiunti anche i tanti turisti, quelli che sono nel Paese per viaggi di lavoro e di business, e i tanti giovani che, a vario titolo, studiano o partecipano a programmi interculturali. Tra loro anche un centinaio di ragazzi, tra i 16 ed i 17 anni, impegnati da agosto nel programma annuale di scuola superiore in Cina con Intercultura (la più grande associazione onlus che in Italia si occupa di soggiorni di studio all’estero, come parte della rete internazionale di AFS Intercultural Programs) che rientreranno anticipatamente nei prossimi giorni. La sede di Afs a New York ha infatti deciso e già comunicato a studenti e genitori la decisione di chiudere il programma in Cina che riguardava, oltre ai 100 italiani (altri 14 torneranno da Hong Kong), anche altri circa 120 studenti da tutto il mondo.
Voli ‘dedicati’ per rimpatri da e verso la Cina
Voli ‘dedicati’ per il rimpatrio dei cittadini cinesi attualmente in Italia e per il ritorno in Italia dei nostri connazionali in Cina e controlli estesi, a titolo precauzionale, anche ai porti e ad alcuni voli di scambio, in particolare negli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Sono alcune delle misure decise nel corso della riunione del Comitato operativo di protezione civile presieduto da Angelo Borrelli, commissario straordinario all’emergenza Coronavirus.
Attualmente 312 universitari nel Paese asiatico
“No ai viaggi in Cina”. E’ questa la prima raccomandazione agli studenti universitari d’Italia che arriva dagli Atenei, che stanno prendendo provvedimenti in relazione all’emergenza coronavirus. Attualmente vi sono 312 universitari in Cina. A snocciolare i numeri Lucio d’Alessandro, presidente pro tempore della Crui (Conferenza dei Rettori italiani) che già qualche giorno fa, d’intesa con il Ministero, ha fatto partire una circolare rivolta a tutti i rettori delle università per conoscere i numeri di studenti e docenti presenti nel Paese asiatico. “Prima ve ne erano 400, ma un’ottantina sono rientrati con voli indiretti”, ha spiegato d’Alessandro all’Adnkronos. Il Politecnico di Milano è l’università che ha più studenti in Cina: circa 70. Dietro La Sapienza di Roma con 34. “Il Ministero dell’Università, che sta seguendo molto attivamente, ha organizzato un rientro che dovrebbe avvenire molto probabilmente già domani – ha proseguito -. Altre informazioni sull’esatta ubicazione degli studenti in Cina stanno man mano giungendo in modo tale da organizzare altri rientri”. “Complessivamente, devo dire che negli atenei il clima appare sereno – aggiunge d’Alessandro – A vantaggio degli studenti, alcuni rettori avevano diffuso nei giorni scorsi dei vademecum su come comportarsi”, già prima della circolare da parte del Ministero della Salute. Il presidente Crui esclude poi che vi siano notizie di casi di coronavirus nelle università.
Misure di prevenzione anche nei porti
Le misure precauzionali previste negli aeroporti in relazione all’emergenza Coronavirus verranno estese anche ai porti. Secondo quanto si apprende, nel corso della riunione del comitato operativo della Protezione Civile è stato deciso di estendere alle navi in transito nei porti italiani la procedura di ‘libera pratica sanitaria’ prevista per le navi extra Ue. In sostanza, i medici potranno salire a bordo delle navi per fare analisi ed esami sia se da bordo verranno segnalati casi sospetti sia agendo autonomamente, su disposizione delle Asl.
Farnesina: “Riaperto traffico cargo”
L’Enac ha riattivato la possibilità di effettuare voli cargo merci tra Italia e Cina. È l’esito dei lavori della riunione dell’Unita’ operativa speciale riunitasi oggi al ministero degli Affari Esteri, in coordinamento con il comitato operativo della Protezione Civile.
Bonaccorsi (Mibact): “Sospesi visti dalla Cina per l’Italia”
“In questo momento l’importante è riuscire a contenere il contagio del Coronavirus ed evitare al massimo di alimentare panico e allarmismo. Giovedì saranno convocati al Mibact i rappresentanti delle varie categorie del settore turistico per fare il punto sulla situazione e capire come affrontare questa fase di emergenza, in particolare sul fronte dei flussi in arrivo che stanno risentendo delle restrizioni sui voli”. È quanto dichiara in una nota Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario al Turismo del Mibact. “È stata sospesa la concessione di visti in Cina per l’Italia da parte delle agenzie autorizzate. Restano solo quelli concessi dalle nostre strutture consolari per motivi familiari o casi di conclamata e acclarata urgenza. La chiusura del traffico aereo da e per la Cina rientra in questa politica di contenimento. E’ normale che ci sia preoccupazione tra i cittadini ma è bene non cedere spazio alla paura e all’allarmismo”, conclude Bonaccorsi.
Appello dei cinesi a Roma a Speranza: “Ci servono mascherine’”
“Ministro Speranza, ci servono le mascherine, ma in giro non si trovano e anche acquistarle diventa complicato”. È l’appello lanciato dalla comunità cinese di Roma al ministro della Salute Roberto Speranza. “Dalla comunità – spiega all’Adnkronos la presidente Lucia King – ci sono arrivate tante donazioni in denaro in contanti, ma tra il deposito sul conto della fondazione e lungaggini burocratiche servono giorni per poter procedere all’acquisto anche delle poche mascherine trovate. Il governo ci aiuti”.