Sono saliti a 16 i casi positivi al test coronavirus in Veneto. Lo apprende l’ANSA da fonti della regione. In particolare, a Vo’ Euganeo si contano 12 casi, tra cui la persona deceduta ieri, e a Mirano si contano 4 casi, di cui tre sono operatori sanitari dell’ospedale.
Il sindaco di Monselice Giorgia Bedin ha firmato l’ordinanza per disporre la chiusura dei servizi educativi e dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado nel Comune di Monselice fino alle 24 del 25 febbraio per evitare il contagio da Coronavirus in considerazione della presenza di casi nell’ospedale del Comune di Monselice ‘Schiavonia’. Inoltre il primo cittadino ha disposto la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche di qualsiasi natura comprese “le cerimonie religiose” e la partecipazione ad “attività ludiche e sportive che si svolgono a Monselice”.
“Sanificazione all’Ospedale di Mira degli ambienti di degenza del paziente e alla valutazione degli operatori sanitari che sono venuti a contatto con il paziente, tramite visita e tampone”. E accesso “momentaneamente vietato alla struttura degli Ospedali Riuniti Padova Sud”. E’ quanto previsto dall’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, d’intesa con il Governatore del Veneto Luca Zaia per “fronteggiare l’emergenza sanitaria del coronavirus” nelle aree del Veneto interessate dai focolai: i comuni di Vo’ Euganeo e di Mira, e i relativi ospedali di Schiavonia per la Bassa Padovana e di Mira per il Veneziano. L’esecuzione delle disposizioni indicate – si legge – e’ affidata ai Prefetti di Padova e di Venezia.
Per quanto concerne gli Ospedali Riuniti Padova Sud, ecco l’elenco completo delle misure indicate nell’ordinanza del ministro della Salute. 1) L’accesso alla struttura ospedaliera e’ momentaneamente vietato; 2) Tutta l’attivita’ programmata e’ tassativamente sospesa (attivita’ chirurgica, donazione, prelievi, attivita’ ambulatoriale ecc.); 3) A tutto il personale in servizio presso la struttura ospedaliera si dovra’: misurare la temperatura, valutare eventuali sintomi presenti, effettuare il tampone per la ricerca del COVID-19; attendere l’esito del tampone (circa tre ore): A) In presenza di sintomi e tampone positivo attivazione del 118 per il ricovero in malattie infettive, B) In assenza di sintomi e tampone positivo isolamento ospedaliero (presso il reparto del day surgery), C) In assenza di sintomi e tampone negativo isolamento fiduciario presso la propria abitazione o presso l’ospedale (su richiesta del dipendente); D) Il personale deve indossare i DPI prima di eseguire i tamponi ai pazienti; E) A tutti i dipendenti deve essere eseguito il tampone e adottata la procedura di cui sopra, F) Nel caso il tampone risulti negativo dovra’ essere ripetuto dopo due giorni a tutti i dipendenti dei reparti /servizi dove i pazienti dei casi indice sono transitati. 4) A tutti i pazienti ricoverati dovra’ essere eseguito il tampone per la ricerca del COVID -19; 5) Ai pazienti ricoverati nei reparti non interessati dai percorsi dei casi indice, prima della dimissione dovra’ essere effettuato il tampone; 6) I pazienti ricoverati nei reparti di transito/soggiorno dei casi indice non possono essere dimessi prima del termine del periodo di osservazione; 7) Tutti gli utenti presenti in ospedale dovranno essere sottoposti a tampone con analogo protocollo previsto per i dipendenti. Quanto all’ospedale di Mira, si procedera’, come detto, alla “sanificazione degli ambienti di degenza del paziente e alla valutazione degli operatori sanitari che sono venuti a contatto con il paziente, tramite visita e tampone. La valutazione in merito al mantenimento e/o alla modifica delle presenti misure viene quotidianamente effettuata congiuntamente dal Tavolo di coordinamento della Regione Veneto congiuntamente con le Autorita’ centrali”.
Il Ministero della Salute blocca le attivita’ a Vo’
Il ministero della Salute, d’intesa con il presidente della regione Veneto, ha emanato questa sera la seguente ordinanza per il Comune di Vo’, in provincia di Padova. 1) Sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, di qualsiasi natura, comprese le cerimonie religiose; 2) Sospensione di tutte le attivita’ commerciali, ad esclusione di quelle di pubblica utilita’ e dei servizi essenziali. 3) Sospensione delle attivita’ lavorative per le imprese del comune sopraindicato, ad esclusione di quelle che erogano servizi essenziali tra cui la zootecnia, e di quelle che possono essere svolte al proprio domicilio (quali, ad esempio, quelle svolte in telelavoro); 4) Sospensione dello svolgimento delle attivita’ lavorative per i lavoratori residenti nel comune sopraindicato, anche al di fuori dell’area indicata, ad esclusione di quelli che operano nei servizi essenziali; 5) Sospensione della partecipazione ad attivita’ ludiche e sportive per i cittadini residenti nel predetto comune indipendentemente dal luogo di svolgimento della manifestazione; 6) Sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado nel comune sopraindicato; 7) Sospensione della frequenza delle attivita’ scolastiche e dei servizi educativi da parte della popolazione residente nel comune sopracitato, con l’esclusione della frequenza dei corsi telematici universitari; 8) Interdizione delle fermate dei mezzi pubblici nel comune sopra indicato.
Ordinanza Speranza, resta chiuso l’ospedale di Schiavonia
Resta vietato l’accesso all’ospedale di Schiavonia, dove ieri sono stati accertati i due casi di infezione da Coronavirus Covid19 in pazienti ricoverati. Lo stabilisce l’ordinanza emessa oggi dal Ministro Roberto Speranza, di concerto con il presidente del Veneto Luca Zaia. Tutta l’attivita’ programmata e’ “tassativamente sospesa“, e a tutto il personale in servizio si dovra’ misurare la temperatura, valutare eventuali sintomi presenti, effettuare il tampone e attenderne l’esito (circa tre ore). In presenza di sintomi e tampone positivo verra’ attivato il ricovero in malattie infettive, in assenza vi sara’ l’isolamento ospedaliero presso il reparto del day surgery, su richiesta isolamento fiduciario presso la propria abitazione o presso l’ospedale. Nel caso il tampone risulti negativo dovra’ essere ripetuto dopo due giorni a tutti i dipendenti dei reparti dove sono stati ricoverati i due pazienti. A tutti i pazienti ricoverati dovra’ essere eseguito il tampone per la ricerca; a quelli ricoverati nei reparti non interessati dai percorsi dei due casi indice, il tampone sara’ effettuato prima della dimissione; quelli ricoverati nei reparti di transito dei due casi indice non possono essere dimessi prima del termine del periodo di osservazione; analogo protocollo dei dipendenti infine per tutti gli utenti presenti in ospedale.
Nell’ospedale di Schiavonia, chiusi da ieri 450 tra medici e pazienti
All’ospedale di Schiavonia, dove era stato ricoverato per una decina di giorni Adriano Trevisan, il piu’ grave dei due anziani di Vo’ Euganeo risultati positivi al test coronavirus, poi deceduto, 450 persone non possono lasciare la struttura: 300 pazienti e 150 dipendenti (sui 600 totali). Un cordone di carabinieri, vigili urbani e protezione civile tiene lontani i giornalisti. Per tutti e’ scattata la procedura del tampone, e per almeno 200 di loro l’esito e’ intanto negativo. A riferirlo ai giornalisti e’ stato il primario di cardiologia, Giampaolo Pasquetto, anch’egli ‘respinto’ mentre stava per prendere servizio. Anche il personale che non si trovava ieri nei reparti sara’ sottoposto ai test prossimamente. Intanto lo screening e’ partito dal pronto soccorso, dal reparto di medicina e da quello di terapia intensiva, dove i due pazienti positivi sono stati accolti e ricoverati.
L’isolamento dell’ospedale e’ iniziato alle ore 17.00 di ieri. Chi ce l’ha fatta ad uscire dopo il turno di servizio, non si sente comunque al sicuro dal contagio rispetto ai colleghi che sono ancora”dentro”. “Abbiamo dormito sui letti e sulle barelle della sala operatoria, arrangiandoci con felpe e lenzuola. Siamo stanchi, affamati e preoccupati“, ha raccontato dall’interno un’infermiera strumentista. “Non pensavamo proprio – ha aggiunto – che una cosa del genere potesse succedere a un ospedale di provincia come il nostro, non siamo abituati a girare per i reparti senza lavorare e non possiamo uscire nemmeno in cortile, e’ una situazione irreale. Io dovevo smontare alle 20, ma poco prima ci hanno detto che non potevamo lasciare l’ospedale. Il tampone ce l’hanno fatto a mezzanotte e mezza, le analisi hanno dato la precedenza ai medici della rianimazione; i risultati sono gia’ arrivati e per fortuna sono tutti negativi“. Intanto stanotte la Protezione civile del Veneto ha montato a scopo precauzionale 12 tende per 96 posti all’esterno della struttura, in uno degli spazi verdi tra due dei blocchi dell’ospedale. Si tratta di tende riscaldate, gia’ usate nelle emergenze terremoto, che per ora sono vuote ma potrebbero servire come una sorta di ‘ospedale da campo’ quando – ha annunciato il presidente Luca Zaia – la struttura verra’ evacuata e sanificata.
Ospedali attrezzati ma si teme psicosi, Meana: “Non andate al pronto soccorso”
Gli ospedali italiani sono tecnicamente pronti per l’emergenza Coronavirus: non ci sono segnalazioni di carenza di materiale di alcun tipo, come mascherine o abbigliamento protettivo e le procedure sono state gia’ definite. Ma il pericolo, spiega Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso, l’organizzazione che riunisce le aziende sanitarie italiane, si nasconde nella psicosi, nei comportamenti irrazionali che possono provocare problemi organizzativi ma anche un aumento del rischio dei contagi. “In caso di sospetto contagio con il Coronavirus non andate al pronto soccorso“, spiega Ripa di Meana. Questo è fondamentale per evitare che i contagi si possano moltiplicare in un luogo gia’ spesso congestionato di presenze, soprattutto in un momento dell’anno come questo, con i casi di influenza stagionale ancora molto numerosi. ”I cittadini se hanno dubbi sulle proprie condizione di salute, a causa dell’infezione del Coronavirus, debbono chiamare per le informazioni il numero verde del ministero della Salute 1500, il 118, o possono rivolgersi al medico di famiglia” ricorda. I medici di famiglia,inoltre, hanno messo a punto un triage telefonico, prima di una visita, per evitare che si possano moltiplicare le occasioni di contagio.
In Piemonte l’Assessorato alla sanita’ ha predisposto un servizio per fare il tampone a domicilio proprio per non affollare i pronto soccorso. In caso di dubbio e’ possibile chiamare il 118 che inviera’ un’ambulanza per eseguire il tampone a domicilio. Le aziende sanitarie hanno ricevuto dalle regioni tutta una serie di indicazione su come gli ospedali si devo attrezzare. Una circolare del ministero della Salute aveva indicato anche le norme per la protezione degli operatori esposti al rapporto con il pubblico. “Il rischio infettivo negli ospedali c’e’ sempre stato” ha aggiunto Ripa di Meana, ma quanto accaduto in Lombardia e Veneto comportera’, ha aggiunto, una verifica ulteriore delle procedure. La Fiaso tiene anche a sottolineare la massima collaborazione fra le istituzioni: “siamo tutti in contatto e ci stiamo confrontando continuamente“.