Secondo quanto emerso da un rapporto commissionato da OMS e UNICEF, il degrado ecologico causato dalla crisi climatica e la pubblicità aggressiva di prodotti come le bevande zuccherate e il tabacco stanno mettendo in pericolo il futuro dei bambini e degli adolescenti di tutto il mondo.
Nessuno dei 180 Paesi analizzati da un team di esperti indipendenti ha adottato misure adeguate per “proteggere la salute dei bambini, l’ambiente e il loro futuro“, si spiega nel report pubblicato su “The Lancet”.
Norvegia, Corea del Sud, Paesi Bassi, Francia e Repubblica d’Irlanda sono tra i primi 5 Paesi per il benessere dei bambini, mentre i bambini della Repubblica Centrafricana, del Ciad, della Somalia, del Niger e del Mali devono affrontare le maggiori sfide.
Gli Stati Uniti, l’Australia e l’Arabia Saudita sono tra gli ultimi dieci stati nella classifica relativa alla sostenibilità, mentre Paesi Bassi, Islanda e Germania sono in fondo alla lista.
Il rapporto avverte che le eccessive emissioni di CO2, che provengono in gran parte dai Paesi ricchi, minacciano il futuro dei bambini di tutto il mondo.
Il report ha rilevato che ci sono solo 9 Paesi che sono “sulla buona strada” per raggiungere gli obiettivi di emissione di CO2 pro capite del 2030 e allo stesso tempo sono tra i primi 70 nella classifica dello sviluppo infantile (Albania, Armenia, Grenada, Giordania, Moldavia, Sri Lanka, Tunisia, Uruguay e Vietnam).
Il documento pubblicato da “The Lancet” sottolinea anche che la pubblicità aggressiva per alcuni prodotti è un altro grande rischio per i bambini a livello globale: in alcuni Paesi, un bambino vede quasi 30mila annunci in televisione in un anno, molti dei quali relativi a pubblicità di cibo spazzatura e bevande zuccherate.
Il rapporto propone infine raccomandazioni, la prima delle quali è “fermare le emissioni di CO2 con la massima urgenza, per garantire ai bambini un futuro su questo pianeta“, e si chiede inoltre di “mettere i bambini e gli adolescenti al centro dei nostri sforzi per raggiungere uno sviluppo sostenibile” e di “incorporare la voce dei bambini nelle decisioni politiche“.